News - Editoriali

Roma, 21 aprile 2011

Sistri: c'è bisogno di autorevolezza e non di autoritarismo

Rifiuti

(Paola Ficco)

 

Si presenta l’editoriale a firma di Paola Ficco, pubblicato sul numero di maggio della Rivista Rifiuti – Bollettino di informazione normativa.

 

 

 

 

 

Versione. Chi ha fatto il liceo classico la faceva dal greco e dal latino. Bei tempi che portano nostalgia e ricordi, ormai, sempre gradevoli.

Oggi, invece, il termine “versione” ingenera più di una qualche difficoltà e allarme. Inevitabilmente, infatti, si pensa al Sistri e alle ormai innumerevoli versioni delle varie guide e manuali operativi. Non appena si studia e si cerca di imparare quanto previsto in una versione, si cambia. E si ricomincia. Il manuale operativo (versione 2.3) è stato modificato lo scorso 19 aprile. Quattro modifiche in poco tempo (visto che si conta anche la 2.0) e le guide produttori, trasportatori e gestori (riformulate recentemente) non più presenti in www.sistri.it. Sicuramente riappariranno (si spera) a breve, ma saranno necessariamente diverse dalle precedenti. E si ricomincia.

Con buona pace della dematerializzazione della carta, non si osa pensare a quanta ne abbiano impiegato gli operatori di settore e le P.a. per stampare le tante versioni dei diversi manuali e guide.

Non si può dire, dunque, che il Sistri non sia dinamico. Parimenti non si può dire che il Sistri sia “maturo”. Ha ingenerato più di una perplessità, nel merito e nella forma. Muta i contenuti operativi con la velocità del suono. Inciampa su elementi banali (anche se fondamentali) che nulla hanno a che vedere con la tracciabilità dei rifiuti e il nobile fine che si prefigge (dal numero dei dipendenti ai termini per il versamento dei diritti di iscrizione). Pasticcia con l’infrastruttura telematica. Il Sistri ha solo un anno e mezzo di vita e già mostra i segni della fatica di esistere. Partirà il 1° giugno ma sarà come un bambino nato vecchio, di cui sono tutti già stanchi. Certo, le sanzioni fanno paura, ma agitare il loro spauracchio significa solo mostrare debolezza. Si urla quando non si ha niente da dire, ma si vuole a tutti i costi essere sentiti (che è cosa diversa dall’essere ascoltati). Entra in azione il senso dell’udito, ma non il recesso più intimo della comprensione. Il Sistri è entrato nella vita delle imprese a sorpresa, si è fatto strada a spintoni, ha fatto la voce grossa mentre si vestiva dei lustrini di più di una ribalta istituzionale ammantandosi del sacro fuoco del controllo. E adesso? Ad un passo dalla partenza del 1° giugno è lì che cambia ancora le procedure operative. L’atteggiamento non tranquillizza nessuno e appare anche poco educato, per non dire intellettualmente brutale. Il tutto testimonia una regia fragile che annaspa in una finta sicurezza, amplificata dal silenzio spaventoso delle imprese.

Una cosa importante come il Sistri ha bisogno di autorevolezza e non di autoritarismo.

È questa una critica severa che ci si consente perché, secondo Ghandi, il diritto di criticare severamente si acquista solo quando si è sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. Dinanzi alla difesa d’ufficio del Sistri non ci si irriterà (come sempre), ma non si smetterà di osservare e   soprattutto   di pensare.

 

 

 

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