Sistri, il "grande fratello" dei rifiuti
Rifiuti
Sistri è l’acronimo che indica il sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Il nuovo sistema che il Ministero dell’ambiente sta mettendo a punto, tramite apposito Dm, per eliminare Mud, registri e formulari, cioè tutta la carta che da anni affolla e complica l’operatività dei produttori e dei gestori di rifiuti.
Il Dm si fonda su un preciso dato normativo: l’articolo 189, comma 3-bis, Dlgs 152/2006 (cui ha fatto eco, recentemente, l’articolo 14-bis, legge 102/2009). Dunque, arriva il “grande fratello” dei rifiuti e nulla più dovrebbe sfuggire all’occhio vigile dei sistemi informatici. L’Ordinamento avrà più strumenti a disposizione per combattere le ecomafie, le imprese gestiranno tutto con la telematica.
Mi auguro un simile traguardo da oltre quindici anni. Però non lo immaginavo così. Soprattutto mi colpisce l’onerosità del sistema (il contributo annuo di un produttore di rifiuti pericolosi oscilla tra 120 e 400 euro, mentre quello di un impianto di stoccaggio tra 500 a 2.000 euro). A questi si aggiungono i costi per il caricamento dei dati. Sarebbe tutto più semplice se il software fosse disponibile gratuitamente (magari sul sito del Minambiente) e se, per l’hardware, venissero definite e rese accessibili le specifiche tecniche degli strumenti necessari a realizzare il sistema.
Il tutto in omaggio alle regole auree della concorrenza e del mercato.
Taccio di tanto d’altro, ma non posso esimermi dal pensare che ogni guasto dell’apparecchiatura blocca il lavoro quotidiano con costi e disagi enormi (sul punto, lo schema di Dm tace). Penso anche alla gestione dei rifiuti prodotti fuori dall’unità locale (cantieri, manutenzioni, bonifiche ecc.), quindi in un luogo privo di allacciamento stabile alla rete. Certo, c’è sempre la chiavetta, ma anche le zone d’ombra, e tutto risulta un po’ più difficile.
Molti obiettano che le imprese piccole e piccolissime (vera colonna vertebrale del sistema economico italiano) non dispongono di strumenti, competenze e tempo necessari per gestire sistemi informatizzati; sul punto, però, è facile eccepire che sopperiranno le associazioni di categoria.
Certamente, la partenza non sarà indolore (registrazione, risposta, codice pratica, ritiro token Usb e black box presso la Ccia o la sezione Albo gestori, Pin, Puk, username e password, certificato digitale, firma elettronica, Comitato di vigilanza e controllo) ma, gradualmente, è possibile che tutto giunga a buon fine.
Ferme restando le riserve sulla onerosità del sistema, esso presenta – in prospettiva – non banali vantaggi. Spero però che i controlli su strada non diminuiscano. Infatti, se è vero come è vero che il Sistri contribuirà alla tracciabilità dei rifiuti, è anche vero che se qualcuno non si dota del sistema o non accende il dispositivo, nessuno potrà mai controllare quel carico. Neanche il Sistri che resterebbe solo un altro testimone (costosissimo) dell’incerta cesura tra ordine e caos.
Osservazioni e proposte in merito al sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri)
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