Infrazioni normativa ambientale Ue, in corso ancora 19 procedure

Rifiuti

Parole chiave: Rifiuti | Pile e accumulatori | Acque | Imballaggi | Aria | Legge Comunitaria / Europea | Sanzioni | Energia

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La Commissione europea ha aggiornato il 24 settembre 2015 le procedure di infrazione al diritto Ue a carico dell'Italia ancora aperte: su 97 procedure in corso 19 riguardano violazioni alla normativa ambientale.

Tra le contestazioni "ambientali" pendenti contro l'Italia il mancato recepimento della direttiva 2013/56/Ue in materia di pile e accumulatori e della direttiva 2014/77/Ue sulla qualità della benzina e del diesel, la cattiva applicazione della direttiva 2008/50/Ce sulla qualità dell'aria e quella per lo scorretto adempimento della direttiva 91/271/Cee sul trattamento delle acque reflue per cui l'Italia ha già subito due condanne dalla Corte Ue (19 luglio 2012, causa C-565/10 e 10 aprile 2014, causa C-85/13). Per quanto riguarda il non corretto recepimento della direttiva imballaggi 94/62/Ce, la procedura di infrazione 2014_2123 dovrebbe venire archiviata dopo le correzioni fatte con la legge 29 luglio 2015, n. 115 (articolo 23).

La procedura di infrazione del diritto Ue consta di una fase precontenziosa e una contenziosa. Nella prima fase la Commissione Ue contesta la violazione del diritto europeo allo Stato membro inviando una lettera di messa in mora invitandolo a dare spiegazioni. Decorsi due mesi senza risposta la Commissione invia un parere motivato diffidando lo Stato membro a sanare la violazione del diritto Ue entro un certo termine, scaduto il quale se lo Stato non ha provveduto scatta il deferimento alla Corte di Giustizia europea.