Appalti rifiuti, su revisione canone si esprime Giudice ordinario
Rifiuti
Il Consiglio di Stato ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione – a favore del Giudice ordinario - sul ricorso di un gestore contro il capitolato di appalto che subordina la revisione del canone al verificarsi dell’aumento dei costi.
Il CdS (sentenza 2958/2015) aderisce così a quanto recentemente stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza 12063/2015): le controversie relative alla richiesta di revisione del canone nell’ambito di una concessione di servizi pubblici, allorché vengano in discussione “unicamente profili inerenti la quantificazione della revisione già riconosciuta dall’amministrazione”, spetta al Giudice ordinario.
Il capitolato contestato non prevede l’esercizio di un potere discrezionale da parte della P.a., bensì un criterio meramente matematico di adeguamento del canone nel caso i costi del gestore (per il personale, il carburante o lo smaltimento) aumentino di almeno il 10%. Trattasi quindi di una “vicenda meramente patrimoniale”.
Preliminarmente, il Giudice ricorda che trattandosi di un servizio pubblico locale di competenza comunale, assoggettato a specifica disciplina legislativa e rivolto a un insieme di soggetti, il rapporto tra le parti va qualificato in termini di concessione (e non di appalto).
Rifiuto - Servizio di igiene urbana - Regime di concessione - Clausola del capitolato che subordina la revisione all'aumento dei costi - Questione meramente patrimoniale - Giurisdizione ordinaria - Sussistenza
Appalti - Concessioni servizi pubblici - Servizio smaltimento rifiuti - Canone - Controversie meramente patrimoniali - Giurisdizione Giudice ordinario - Sussistenza
Norme in materia ambientale - Stralcio - Parte IV - Gestione dei rifiuti, imballaggi e bonifica dei siti inquinati
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