Corte Costituzionale, le norme "Salva Ilva" sono legittime

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Parole chiave: Ippc/Aia | Deroghe | Industria | Autorizzazioni | Emergenze | Impianti

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Le norme del cosiddetto "decreto Salva Ilva" (articoli 1 e 3 Dl 207/2012 convertito in legge 231/2012) sono costituzionalmente legittime. Lo ha annunciato la Corte Costituzionale con un comunicato del 9 aprile 2013 anticipando i contenuti della sentenza in materia, di prossima emanazione.

Le norme in questione, impugnate dal Giudice per le indagini preliminari di Taranto, stabiliscono che gli stabilimenti industriali con più di 200 dipendenti dichiarati "strategici", in sede di riesame dell'Aia (autorizzazione integrata ambientale) possono proseguire l'attività produttiva per 36 mesi purché rispettino la stessa Aia e il provvedimento di riesame, fatte salve le norme sul rinnovo e rispetto dell'Aia ex Dlgs 152/2006. Inoltre la "Ilva Spa" viene dichiarata stabilimento strategico ai sensi del Dl 207/2012 in parola e beneficia della disciplina da essa prevista: cioè è autorizzata, nei limiti dell'Aia rilasciata, alla prosecuzione dell'attività produttiva per 36 mesi e all'utilizzo dei prodotti compresi quelli realizzati anche prima dell'entrata in vigore del Dl 207/2012, attualmente sotto sequestro da parte della Magistratura.

Di qui l'impugnazione delle norme da parte del Giudice. La Corte Costituzionale però, nel rigettare la richiesta, ha precisato che "le norme censurate non violano i parametri costituzionali evocati in quanto non influiscono sull'accertamento delle eventuali responsabilità derivanti dall'inosservanza delle prescrizioni di tutela ambientale, e in particolare dell'autorizzazione integrata ambientale riesaminata, nei confronti della quale, in quanto atto amministrativo, sono possibili gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dall'ordinamento".