News - Editoriali

Roma, 5 marzo 2013

I diversi “punti di vista” delle Province in materia ambientale alterano la concorrenza tra imprese. Un lusso che non ci possiamo più permettere

Rifiuti

(Paola Ficco)

Si presenta l'editoriale a firma di Paola Ficco pubblicato sul numero di marzo della Rivista Rifiuti – Bollettino di informazione normativa.

Fideiussioni. Una parola resa ancora più sgradevole dalla difformità di comportamento sul territorio nazionale delle Regioni/Province italiane nei confronti delle imprese certificate/registrate Iso/Emas.

Uno dei tanti casi di disparità di trattamento che, in materia di ambiente in genere e di rifiuti in particolare, le imprese subiscono in ragione della diversità di vedute da parte della P.a. locale. Sul punto, il Dlgs 205/2010 ha soppresso per intero l’articolo 210, Dlgs 152/2006. L’opera soppressiva ha travolto anche il comma 3, lettera h) di tale articolo, il  quale prevedeva la riduzione delle garanzie finanziarie del 50% per le imprese registrate Emas e del 40% per le imprese certificate Iso. Sicché dalla data di entrata in vigore del Dlgs 205/2010 (25 dicembre 2010) questo potente regime agevolativo è venuto meno. Il fatto che questo sia accaduto più che probabilmente per distrazione compilatoria (taglia/incolla usati a caso) nulla toglie alla effettività (e alla gravità) dell’abrogazione.

Successivamente, l’articolo 3, comma 2-bis, Dl 26 novembre 2010, n. 196 (convertito con modificazioni nella legge 1/2011) reintroduceva l’agevolazione. Allora dov’è il problema? Nella rubrica (titolo) del Dl 196/2010: “Disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti”. Dinanzi a tale titolo (rubrica), molte Province italiane (e Regioni) hanno ritenuto che il rinnovato regime agevolativo si applicasse solo alle imprese campane. Altre, invece, per fortuna, hanno ritenuto che si applicasse a tutto il territorio nazionale, anche perché né nell’articolo né nella sua rubrica si faceva mai riferimento alla Campania. Sicché, grazie alla corretta applicazione del principio “Rubrica legis non est lex” gli impianti certificati/registrati Iso/Emas e ubicati in alcune Province si sono visti riconoscere lo sconto sulle fideiussioni. Dove, invece, il famoso brocardo non era conosciuto (o, se conosciuto, restava ignorato), analoghi impianti si sentiti dire un “no” tondo. Perché?

È vero che il centralismo statale ha fatto la sua epoca e che, specie in materia ambientale, il potere è stato devoluto alle Autorità periferiche dello Stato; però ci si aspetterebbe una condotta uniforme che non induca fattori di concorrenza sleale sul territorio nazionale. Lo sconto sulle fideiussioni per gli impianti certificati/registrati è uno dei moltissimi (troppi) casi che si registrano in Italia, dove ognuno va per la sua strada e detta legge nella sua giurisdizione, come se l’Italia e la competitività delle nostre (ormai poche) imprese fosse un problema di altri. Se le Province non riescono a coordinarsi in un unico organismo che ne compendi volontà, intenzioni e letture uniformi è necessario che, almeno in materia ambientale, facciano un passo indietro. Con il dovuto rispetto per l’autarchia della Provincia, è però necessario esigere rispetto per lo sforzo produttivo delle imprese nazionali in un momento tra i più bui della storia recente. Il “secondo noi” deve prendere il posto del “secondo me”. La disparità di trattamento rievoca assetti statuali “pre garibaldini” ed evidenzia che del decentramento si sono avuti solo gli svantaggi.

È necessario che tutte le Province italiane si comportino nello stesso modo perché se prima era non sopportabile la disparità di condotta oggi è totalmente inaccettabile. Dinanzi alla recessione che galoppa, alla disoccupazione che fa sempre più male, al denaro che si svuota di potere d'acquisto niente e nessuno è legittimato ad alterare la concorrenza in nome di prese di posizione (troppo spesso) destituite di fondamento. La conseguente disparità di trattamento a parità di condizioni oggettive, dove quel che cambia è solo il lembo di patrio suolo che si calpesta (magari nell’ambito della stessa Regione), diventa quasi criminale perché uccide la dignità e la speranza. Semplificazioni e liberalizzazioni sono il traguardo della politica economica, ma anche per fare questo c’è necessità di un nuovo rapporto fra pubblico e privato, che finalmente dimentichi la sudditanza borbonica e faccia suo lo scambio tra uguali.

 

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