Direttiva Ippc, Italia condannata dall'Europa
Ippc/Aia
L'Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Ue per non avere rispettato gli obblighi previsti dalla direttiva comunitaria sulla riduzione e prevenzione dell'inquinamento, "direttiva Ippc" n. 2008/1/Ce.
La condanna della Corte europea nella sentenza 31 marzo 2011, causa C-50/10 è intervenuta perché l'Italia non ha adottato le misure necessarie affinché le autorità competenti controllino attraverso apposite autorizzazioni che gli impianti esistenti siano in regola con le disposizioni della direttiva. La scadenza per rendere conformi gli impianti era il 30 ottobre 2007.
Dalle informazioni pervenute alla Corte dall'Italia nel 2009, risultava che solo una parte delle autorizzazioni preesistenti era stata riesaminata e aggiornata, mentre le autorità competenti non avevano ritenuto necessario riesaminare le autorizzazioni di oltre 600 impianti preesistenti. Secondo la direttiva però i requisiti sul funzionamento degli impianti esistenti si applicano allo stesso modo tanto in sede di esame per il rilascio di un'autorizzazione integrata ambientale quanto in caso di riesame delle autorizzazioni preesistenti.
Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento - Direttiva 2008/1/Ce - Ippc - Condizioni di autorizzazione impianti esistenti - Inadempimento di uno Stato - Italia - Sussiste
Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento - Ippc - Versione codificata - Abrogazione direttiva 96/61/Ce
© Copyright riservato - riproduzione vietata - ReteAmbiente Srl, Milano - La pirateria editoriale è reato ai sensi della legge 633/1941