Rifiuti

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Roma, 23 dicembre 2005 (Ultimo aggiornamento: 18/06/2009)

Rifiuti: nuove procedure d'infrazione Ue contro la gestione italiana dei rifiuti

(Paola Ficco)

Lo scorso 20 dicembre, la Commissione Ue, con apposito comunicato, ha reso noto che contro l'Italia è stata avviata una lunga serie di nuove procedure d'infrazione da parte della Commissione europea perché "l'Italia ha violato le regole concepite dall'Europa per proteggere l'ambiente e la salute umana dai potenziali effetti negativi dei rifiuti". Tale violazione — secondo l'Europa — è stata posta in essere in diversi casi e in diversi modi e precisamente:

— in alcuni casi, l'Italia, con recente pratica sistematica, ha messo in discussione, restringendola, la definizione comunitaria di rifiuto, consentendo in tal modo che alcuni tipi di rifiuti di sfuggire dalla definizione;

— in altri casi, invece, l'Italia non si è conformata alle sentenze della Corte di Giustizia Ue.

 

Insomma, quella italiana è una condotta che con la tutela dell'ambiente ha ben poco a che vedere, come sembra anche di capire dalle parole del Commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas, il quale ha dichiarato che "Per proteggere la salute dei cittadini e l'ambiente in Italia, le Autorità devono porre in essere una effettiva politica dei rifiuti per il futuro e farla rispettare adeguatamente".

 

Ma quel che più è grave (come dimostrato dai passi seguenti) è che si tratta di irregolarità ormai quasi "stantie", tanto è il tempo passato, che però (in alcuni casi) continuano nonostante siano già intervenute sentenze di condanna da parte dei Giudici di Lussemburgo. Vero che, ormai, in Italia è tutto molto relativo e che la Costituzione è un' "accozzaglia" di soli titoli e commi, senza quasi più alcuna dignità di Carta fondamentale dei diritti e dei doveri degli italiani, ma è altresì vero che l'articolo 11 esiste e che (ancora) non è cambiato.

 

1) Piani locali di gestione dei rifiuti

Con riguardo al tema, la Commissione rende noto che sta per deferire l'Italia alla Corte di Giustizia per mancata adozione e notifica dei piani di gestione dei rifiuti da parte di alcune regioni e province italiane. Il piano è, infatti, uno strumento essenziale (dice la Commissione) per una gestione dei rifiuti sicura ed ambientalmente compatibile. I piani sono richiesti dalla direttiva 75/442/Cee sui rifiuti e dalla direttiva 91/156/Cee sui rifiuti pericolosi.

I piani mancano per il Lazio per le province di Modena e Rimini. Inoltre, per i rifiuti pericolosi, sono sfornite di piano: Friuli Venezia-Giulia, e Puglia e provincia autonoma di Bolzano; province di Modena e Rimini.

In relazione alle suddette contestazioni, la Commissione Ce ha inoltrato ricorso alla Corte di Giustizia in data 8 febbraio 2006 (avviso pubblicato sulla Guue 8 aprile 2006 n. C86).

 

2) Rifiuto: definizione e campo di applicazione

Negli anni recenti (si legge nel comunicato della Commissione), l'Italia ha posto in essere un modello di restringimento della definizione di rifiuto e dell'applicazione della struttura delle direttive.

Quattro procedure d'infrazione sono già state avviate. Nel novembre 2004 (ricorda la Commissione), la Corte di giustizia Ue ha stabilito che l'interpretazione della definizione di rifiuto è contraria alla direttiva 75/442 (come modificata dalla direttiva 91/156/Cee). Tuttavia una legge approvata nel dicembre 2004 (308/2004) stabilisce che alcune tipologie di rifiuto non sono considerate rifiuti in Italia, sebbene essi rientrino nella definizione di rifiuto ai sensi della direttiva 75/442/Cee.

I rifiuti in questione sono i rottami metallurgici e siderurgici e il combustibile derivato da rifiuti.

A seguito delle infrazioni contenute nella legge italiana, la Commissione Ue ha aperto un nuovo caso contro l'Italia nel luglio 2005 a causa della "strutturale e persistente" violazione della struttura della direttiva sui rifiuti. L'Italia non ha risposto adeguatamente alla prima lettera della Commissione; quindi, la Commissione medesima ha ora deciso di inviare il parere motivato.

In data 3 luglio 2006, infine, la Commissione ha comunicato di aver deciso di deferire il nostro Paese davanti alla Corte di Giustizia Ue poiché "dall'invio del parere motivato della Commissione nel dicembre 2005 (IP/05/1645), l'Italia non ha ancora conformato la sua normativa alla legislazione dell'Ue. Al contrario, il decreto legislativo adottato n° 152 del 3 aprile 2006 ha riconfermato tale normativa (...)".

 

3) Discariche

Prosegue l'azione della Commissione contro il Dlgs 36/2003 di recepimento italiano della direttiva 1999/31/Ce sulle discariche già iniziata nel 2003. Il fondamento della infrazione, ricorda la Commissione Ue, era dato dal fatto che la direttiva definiva come "esistenti" le discariche autorizzate prima del 16 luglio 2001; mentre l'Italia ha esteso questo termine al 27 marzo 2003. In questo modo alle discariche autorizzate tra il 16 luglio 2001 e il 27 luglio 2003 non è stato richiesto di rispettare la nuova disciplina comunitaria sulle discariche, esse avranno tempo fino al luglio 2009 per adeguarsi. L'estensione alle discariche esistenti del trattamento previsto per le discariche nuove è incompatibile con la direttiva. In relazione a questa contestazione, dopo la risposta ricevuta in seguito al parere motivato del dicembre 2005, la Commissione Ue ha dapprima comunicato l'intenzione di adire la Corte di Giustizia Ue — comunicato del 3 luglio 2006 — per poi effettivamente presentare ricorso il 26 ottobre dello stesso anno (avviso sulla Guue del 30 dicembre 2006, n. C 326, causa n. C-442/06).

Inoltre, l'Italia non ha applicato i criteri di accettazione di cui alla decisione 2003/33/Ce ad alcune particolari categorie di discarica.

 

4) Non conformità alle sentenze della Corte di Giustizia Ue

Gli altri casi riguardano il venir meno dell'Italia nel conformarsi alle sentenze della Corte di Giustizia Ue a conclusione di azioni condotte dalla Commissione. Tutti questi casi sono disciplinati dall'articolo 228 Trattato Ue che conferisce alla Commissione il potere di adire per una seconda volta la Corte di Giustizia per imporre delle penalità di carattere finanziario allo Stato inadempiente alle statuizioni della Corte. I casi in questione riguardano le sentenze Ue relative alle discariche di Rodano, Manfredonia (la Commissione ha comunicato il 3 luglio 2006 l'invio di un parere motivato al nostro Paese), Castelliri e Campolungo (per queste ultime due la Commissione ha comunicato, in data 7 aprile 2006, il prossimo invio di due differenti pareri motivati) e all'obbligo di iscrizione all'Albo gestori per i trasporti di rifiuti inferiori a 30 kg/litri al giorno.

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