Rifiuti

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Roma, 23 novembre 2012 (Ultimo aggiornamento: 23/11/2011)

Il Consorzio italiano compostatori ha compiuto vent'anni

(Massimo Centemero - Coordinatore e Direttore tecnico Cic – Consorzio italiano compostatori)

 

Fondato nel 1992, il Consorzio italiano compostatori festeggia il suo primo ventennio. Per comprendere al meglio la genesi del Cic è bene mettere in azione la macchina del tempo e far riemergere i ricordi, alcuni personali e altri raccontati dai protagonisti.

 

Siamo nel 1992 e negli anni '70 e '80 sono stati costruiti in Italia alcuni impianti di compostaggio che, sulla scorta di esperienze statunitensi, proponevano la selezione meccanica del rifiuto tal quale e il compostaggio della frazione più fine che si presupponeva essere di natura organica. Si proponeva di fare compost con il rifiuto indifferenziato mediante una serie di selezioni meccaniche. Questi impianti sono miseramente falliti! Il prodotto che si otteneva (il compost da rifiuti normato allora dal Dpr 915/82) nonostante la pulizia operata meccanicamente non era in grado di essere accettato dai nostri agricoltori. Vetri, plastiche, metalli erano visibili ad occhio nudo. Ci fu una vera e propria presa di posizione non tanto del mondo agricolo ma del mondo scientifico che allora studiava con interesse il tema. Quindi lo spunto che portò a condividere un'idea di sistema era proprio legato alla qualità del materiale di partenza: per cucinare una buona torta servono ingredienti di qualità. L'assioma fu dunque: si deve produrre un compost solo con matrici selezionate alla fonte. Gli slogan furono parecchi e variegati… ne riporto solo uno che era molto diffuso: dai rifiuti organici una risorsa per l'agricoltura.

 

Intorno ai tavoli tecnici, ai dibattiti, alle tavole rotonde c'erano Università e centri studi legati al mondo agricolo. L'Istituto di S. Michele all'Adige, la Scuola agraria del Parco di Monza, l'Ipla di Torino e l'Istituto tecnico agrario di Padova sono stati i precursori del Cic. La genesi di un Consorzio fu possibile proprio per l'incontro di idee e di principi tra questi istituti e alcuni imprenditori che si avviavano ad aprire i primi centri di compostaggio: nel 1992 gli impianti erano solo cinque!

 

E oggi? Siamo nel 2012, gli impianti sono quasi 300 e l'Italia è il secondo paese dopo la Germania per quantitativo di compost prodotto.

Tra allora e oggi cosa è successo? Impossibile da raccontare in poche righe. Tante storie, tante battaglie tante discussioni, tante soddisfazioni. Però ci tengo a precisare alcuni punti fermi.

 

Innanzitutto quel vecchio compost che nella vulgata comune prendeva svariati nomignoli, da compost grigio, a compost da Rsu, a compost da rifiuto indifferenziato, è stato finalmente e definitivamente messo nel dimenticatoio proprio dal Codice ambientale, non nella sua versione originaria del 2006 ma solo dopo le modifiche introdotte dal Dlgs 205/2010. Salvo ritorni di fiamma (in Francia è tuttora diffuso) anche in Europa siamo vicini alla parola "fine" per quel materiale che ha causato tanti danni all'immagine di quello che oggi è invece definito "compost di qualità" e che dal 1998 è presente nella normativa sui fertilizzanti. Eh sì, perché l'ammendante compostato (così è stato definito nella veste di fertilizzante) è a tutti gli effetti un prodotto che è entrato nelle composizioni di numerosi fertilizzanti, dai concimi organo minerali, ai concimi organici, ai substrati di coltivazione.

 

In secondo luogo gli impianti (non tutti per la verità) sono configurati come veri e propri poli tecnologici. Dal piccolo impiantino del verde che trattava solo scarti vegetali, si è trasformato oggi in impianto a servizio di un bacino di utenza che ritira e tratta soprattutto il rifiuto organico proveniente da raccolta differenziata. L'80% delle matrici impiegate è costituita da "umido" e "verde" proveniente dai circuiti di raccolta differenziata, e che raggiunge ormai quasi 30 mln di cittadini.

In terzo luogo, le tendenze evolutive sono proiettate verso l'inserimento nel ciclo produttivo della digestione anaerobica, che ha assunto un ruolo sempre più importante per le opportunità strategiche di sviluppo dell'intero settore, anche e soprattutto alla luce delle ulteriori prospettive di crescita del fabbisogno di trattamento delle matrici organiche selezionate. Da una stima effettuata proprio dal Cic infatti, entro il 2020 saranno circa 6 milioni di t/anno i rifiuti organici costituiti dalla frazione umida e verde esclusivamente provenienti dal settore dei rifiuti urbani che potranno transitare negli impianti.

La tendenza ad inserire la digestione anaerobica prima del compostaggio consente di configurare l'azienda come una unità integrata di gestione del rifiuto organico che realizza contestualmente il recupero di materia (un ammendante compostato ed un vettore energetico rappresentato dal biogas) e di energia (ottenuta dall'eventuale impiego del biogas per la produzione di elettricità e/o calore).

 

Quindi anche il Cic, che ha contribuito ed accompagnato l'evolversi del sistema, si è adattato ai mutati scenari. Con l'aumento del numero delle aziende associate (oggi siamo intorno a 130) si è strutturato con due uffici operativi (uno a Roma e uno a Milano), si è dotato di organi di consultazione interni quali il Comitato tecnico e i Gruppi di lavoro, ha sviluppato un sistema di assistenza tecnica agli impianti e ha creato due sistemi di certificazione: nel 2003 il Marchio di qualità del compost e nel 2006 il Marchio di compostabilità dei manufatti idonei al compostaggio. Da sempre il Cic si fonda su due pilastri: da un lato la struttura amministrativa e politica, dall'altra la struttura tecnica, l'una legata in modo imprescindibile all'altra. Oltre all'attività di formazione professionale che non ha mai abbandonato: ancora oggi il Cic tiene corsi di aggiornamento (il prossimo si terrà nei giorni che precedono Ecomondo e sarà un corso itinerante tra aziende che producono bioplastiche, impianti di produzione di fertilizzanti e impianti di produzione di biogas).

 

Si può affermare, alla luce del ruolo che si è ritagliato negli anni il Cic, che il Consorzio si configura sempre più come il principale riferimento per chi tratta rifiuti organici e produce compost di qualità e, da qualche anno, anche biogas per la produzione di energia elettrica in cogenerazione e, in prospettiva, metano per l'immissione in rete e/o per autotrazione. Insomma vista l'anzianità, una associazione dedita alla green economy ante litteram.

 

Per maggiorni informazioni: www.compost.it e www.compostabile.com

 

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