Le considerazioni della Ue su fonti inquinanti, rischi e misure protettive

I telefoni cellulari sono, insieme alle antenne radiotelevisive, la principale fonte di inquinamento elettromagnetico.
Lo afferma la Direzione generale degli Studi del Parlamento europeo — servizio STOA ("Scientific and technological options assessment") — basandosi sui risultati ottenuti tramite il sistema SAR, il metodo di valutazione che misura il tasso di energia assorbita dal corpo umano esposto a radiazioni elettromagnetiche.
Quale organo consultivo del Parlamento europeo, lo STOA ha messo a punto una nota informativa sull'elettrosmog (la n. 5/2001) con la quale espone le proprie considerazioni su fonti di inquinamento, rischi per la salute e misure protettive da adottare.
L'organo europeo riconosce l'impossibilità — in base allo stato attuale degli studi in materia — di definire gli effetti a lungo termine delle radiazioni elettromagnetiche, ma ricorda che gli effetti a breve termine del fenomeno sono invece stati ben noti.
E raccomanda dunque alle "Autorità competenti" di intraprendere — in base al "principio di precauzione" sancito dal Trattato UE — delle azioni a tutela dei cittadini.
Ed è proprio partendo dai risultati ottenuti con il metodo SAR ("Specific Absorption Rate") che l'Organo scientifico europeo punta il dito contro i telefoni cellulari, riportando nella nota informativa i dati di un noto studio condotto dalla Commissione Internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti sulle emissioni di alcuni noti modelli di telefoni cellulari.
Tra le conseguenze fisiche che i campi elettromagnetici sicuramente provocano, lo STOA ricorda le alterazioni del metabolismo, la produzione eccessiva di radicali liberi, il danneggiamento delle membrane cellulari, la riduzione della produzione ormonale e dei livelli di calcio presenti nel cuore e nel cervello.
La nota dello STOA suggerisce anche metodi di prevenzione e protezione dalle pericolose radiazioni, che — per quanto riguarda i cellulari — non sono molto diversi da quelle già noti: usare apparecchi fissi in luogo di quelli mobili; estrarre sempre l'antenna; usare il "viva voce"; parlare in luoghi che assicurano la massima ricezione; consultare il medico se si porta un pacemaker.
L'Organo consultivo del Parlamento europeo chiude il suo documento con un grido d'allarme: gli studi sui possibili effetti nocivi delle onde elettromagnetiche sono a volte stati condotti da scienziati incaricati e finanziati da società europee di telecomunicazione. Un conflitto di interessi, questo, che sicuramente non produce un'informazione oggettiva sullo stato delle cose.