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Parere Comitato economico e sociale europeo 14 luglio 2010

Rendere più efficace la politica energetica dell'Unione europea a favore delle PMI e in particolare delle microimprese

Parole chiave Parole chiave: Energia | Istituzioni | Incentivi / agevolazioni / sussidi | Energie rinnovabili | Efficienza energetica

Comitato economico e sociale europeo

Parere 14 luglio 2010

(Guee 11 febbraio 2011 n. C 44)

Rendere più efficace la politica energetica dell'Unione europea a favore delle PMI e in particolare delle microimprese (parere d'iniziativa)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 16 luglio 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema: Rendere più efficace la politica energetica dell'Unione europea a favore delle PMI e in particolare delle microimprese.

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 1° giugno 2010.

Alla sua 464a sessione plenaria, dei giorni 14 e 15 luglio 2010 (seduta del 14 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 157 voti favorevoli e 5 astensioni.

 

1. Conclusioni e raccomandazioni

1.1 A livello dell'Unione europea:

— improntare la politica energetica al principio del "Pensare prima in piccolo", in modo da garantire la partecipazione delle organizzazioni delle piccole e microimprese al processo legislativo e la realizzazione di valutazioni d'impatto che comprendano anche le imprese più piccole, favorendo l'approccio settoriale,

— creare insieme alle organizzazioni delle PMI una sede di dialogo permanente sull'impatto della politica energetica dell'Ue sulle imprese, in particolare le più piccole,

— definire, di concerto con le organizzazioni delle imprese interessate, le misure da prevedere nei programmi europei per consentire a tali imprese di adeguarsi il meglio possibile agli orientamenti dell'Ue,

— analizzare l'impatto dei programmi per il miglioramento dell'ecoefficienza sulle diverse categorie di PMI e pubblicare una guida delle buone pratiche,

— semplificare le modalità di accesso e fruizione, da parte delle PMI, degli attuali programmi dell'Ue per l'efficienza energetica,

— adottare un piano di sostegno alle innovazioni ecoenergetiche e creare uno strumento finanziario di supporto all'innovazione che sia adatto ai bisogni delle piccole e microimprese,

— creare un quadro che consenta di rafforzare la presenza e l'attività delle società di servizi energetici (Esco) a livello nazionale a favore delle piccole imprese,

— semplificare l'accesso ai fondi strutturali per le piccole imprese, in particolare per il tramite delle loro organizzazioni,

— creare un quadro favorevole alla diffusione della microgenerazione negli Stati membri.

1.2 A livello degli Stati membri:

— creare una sede di dialogo con le organizzazioni delle PMI a livello nazionale,

— sviluppare programmi di formazione e informazione tramite campagne settoriali e sportelli unici, da creare preferibilmente all'interno delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese interessate,

— sostenere il finanziamento degli investimenti, ridurre i costi assicurativi e introdurre incentivi fiscali,

— costruire sinergie finanziarie tra l'Ue, gli Stati membri e le organizzazioni delle imprese per favorire la creazione di diverse forme di sostegno alle piccole imprese,

— creare delle figure di consulenti ambientali e per l'energia e dei servizi indipendenti di diagnosi e consulenza energetica all'interno delle organizzazioni di rappresentanza.

1.3 A livello delle Regioni:

— inserire l'accompagnamento e la consulenza energetica nonché la formazione, il sostegno all'innovazione e il finanziamento degli investimenti tra le priorità dei programmi regionali,

— sostenere la microgenerazione tramite i fondi strutturali.

 

2. Introduzione

 

2.1 Contesto del parere

2.1.1 L'Unione europea ha adottato una politica per il miglioramento dell'efficienza energetica che costituisce al tempo stesso uno dei pilastri della strategia Europa 2020. Il principale impatto di questa politica sulle PMI consisterà nel modificare radicalmente l'accesso all'energia e nel razionalizzarne l'uso all'interno dell'impresa. Finora i lavori dell'Ue sull'efficienza energetica non si sono occupati specificamente della situazione delle piccole e microimprese e non si sa quale ne sia stato l'impatto su queste categorie di imprese.

2.1.2 A tale proposito, va ricordato che nel parere sul tema Promuovere le politiche e i programmi a favore dell'efficienza energetica a livello degli utenti finali, del 1° ottobre 20091 , il Comitato economico e sociale europeo (Cese) ha raccomandato di intensificare gli sforzi volti a coinvolgere sistematicamente gli utenti finali, specialmente le piccole imprese, e in particolare di: 1) rafforzare la dimensione settoriale delle politiche dell'Ue; 2) semplificare i programmi europei legati all'energia; 3) esaminare l'impatto delle politiche per il miglioramento dell'efficienza energetica sugli utenti finali, in particolare le PMI, e misurarne i risultati; 4) creare a livello europeo un gruppo di esperti e una rete di organismi indipendenti per la promozione dell'efficienza energetica che siano rivolti agli utenti finali, in special modo alle PMI e alle imprese artigiane.

 

2.2 Oggetto del parere

2.2.1 Il Cese ritiene essenziale affrontare il tema in base all'approccio dello Small Business Act for Europe (SBAE) e al principio del "Pensare prima in piccolo", che costituisce la base della riflessione e dell'elaborazione delle politiche e dei programmi dell'Ue. Il presente parere è incentrato sugli effetti della politica energetica dell'Ue sulle piccole e microimprese, che rappresentano il 92 % delle imprese nell'Ue2 .

 

 

2.3 Portata e limiti del parere

2.3.1 Il presente parere si propone di fornire degli elementi di base per incitare le autorità europee a tener conto delle PMI, e in special modo delle piccole e microimprese, nelle future politiche dell'Ue. Esso non affronta la questione dell'occupazione "verde", ma tiene conto delle misure di accompagnamento ai lavoratori nel contesto dell'adeguamento delle imprese alle priorità della politica energetica.

 

3. Osservazioni generali

 

3.1 L'impatto generale della politica energetica sulle piccole imprese

Il Cese sottolinea che gli obiettivi della politica energetica dell'Ue possono offrire a taluni tipi di PMI importanti opportunità di sviluppo e quindi di creazione di nuovi posti di lavoro. Dal punto di vista della politica energetica, le piccole e microimprese presentano quattro tipi di situazioni diverse:

3.1.1 le imprese che utilizzano energia. La maggior parte delle piccole e microimprese presenta quattro problemi: 1) non è consapevole dei vantaggi di un utilizzo più razionale dell'energia; 2) non misura l'impatto delle misure di risparmio energetico sulle sue attività e sulla manodopera; 3) non sa né che scelte operare né su chi appoggiarsi per realizzarle; 4) non dispone di risorse finanziarie per i propri investimenti ecoenergetici, che oltretutto hanno un ritorno troppo lungo nel tempo.

3.1.1.1 Questa disinformazione è dovuta in particolare al fatto che, a causa delle loro dimensioni, queste imprese non dispongono al proprio interno di personale specializzato nelle questioni energetiche e ambientali.

3.1.1.2 Il problema del ritorno sugli investimenti: gli investimenti destinati a ridurre il consumo di energia possono raggiungere cifre molto elevate oppure comportare un tasso di rendimento molto basso sul breve periodo. Nella maggior parte dei casi, il costo non potrà essere trasferito sull'attività di produzione o di servizio e il risparmio energetico realizzato potrà compensare gli investimenti solo a lunghissimo termine. Il ritorno sugli investimenti supera spesso i 5 anni e ciò rappresenta un freno per le piccole imprese.

3.1.2 Le imprese installatrici di prodotti e sistemi o fornitrici di servizi di manutenzione destinati a migliorare l'utilizzo dell'energia contribuiscono alla divulgazione delle tecniche ecoenergetiche tra i consumatori. Si tratta in particolare delle categorie seguenti:

3.1.2.1 le imprese edilizie, che applicano sistemi di ecocostruzione e utilizzano prodotti ecoenergetici, o che installano sistemi di energia rinnovabile; le piccole imprese che installano prodotti innovativi segnalano una riluttanza, da parte delle compagnie di assicurazione, ad accordare le garanzie necessarie, come le garanzie decennali, adducendo a pretesto la non dimostrata stabilità ed efficacia del prodotto nel tempo. Questa riluttanza frena l'introduzione delle ecotecnologie tra i consumatori.

Il Cese propone di: 1) sviluppare programmi di formazione per gli operatori del settore edile sulle nuove tecniche di ecoedilizia, gli ecomateriali e i nuovi metodi per la valutazione del rendimento energetico degli edifici; 2) ridurre il costo delle assicurazioni tramite la creazione, a livello dell'Ue, di uno strumento finanziario o di altro tipo che consenta di ridurre il costo del rischio assunto dagli assicuratori;

3.1.2.2 le attività di installazione e manutenzione di apparecchiature per la riduzione del consumo di energia presso i privati e le imprese.

Le PMI di questo settore subiscono la concorrenza diretta dei grandi produttori di energia presenti su tutto il territorio nazionale tramite strutture da questi direttamente create e controllate. Queste ultime strutture, totalmente dipendenti dai grandi gruppi che le controllano, sono più interessate alla vendita di energia tradizionale che al miglioramento dell'efficienza energetica dei loro clienti.

Il Cese: 1) ritiene che le autorità europee e nazionali debbano vigilare su questo mercato onde garantirne la piena trasparenza evitando situazioni di abuso di posizione dominante; 2) chiede che vengano sviluppati programmi di formazione per le PMI al fine di rafforzarne il ruolo prescrittivo e consultivo nei confronti sia dei privati che delle imprese.

3.1.3 Le piccole imprese che progettano e fabbricano prodotti destinati al risparmio energetico sono particolarmente innovative nel settore dei materiali e delle attrezzature sostenibili.

3.1.3.1 Nella realtà le piccole imprese innovatrici devono affrontare numerose difficoltà per sviluppare i loro prodotti, brevettarli (brevetto europeo?) e immetterli sul mercato. Esse spesso si scontrano con situazioni di quasi monopolio da parte dei grandi gruppi o laboratori industriali e con sistemi sempre più complessi di certificazione che finiscono per ostacolare l'innovazione e impedire di fatto alle piccole imprese di avere accesso al mercato dell'innovazione.

3.1.3.2 Il Cese ritiene necessario intraprendere più azioni:

— istituire un piano Ue sul modello del programma americano Small Business Innovation Research Programme (SBIRE), destinato ad aiutare le organizzazioni di rappresentanza delle piccole imprese a individuare le innovazioni ecoenergetiche, sostenerne lo sviluppo, la certificazione e la brevettazione e facilitarne l'accesso al mercato3 ,

— creare uno strumento finanziario flessibile e facilmente accessibile per sostenere con prestiti a tasso zero o a tassi molto ridotti le innovazioni riguardanti i materiali e le attrezzature sostenibili,

— introdurre delle procedure tecniche semplificate, neutre e accessibili per la standardizzazione e la certificazione delle innovazioni ecoenergetiche realizzate dalle piccole imprese e vigilare affinché standardizzazione e certificazione non siano utilizzate come barriere contro l'ingresso nei mercati dell'efficienza energetica. Ciò si potrebbe evitare imponendo una valutazione d'impatto di ogni norma tecnica europea armonizzata prima della sua adozione definitiva.

3.1.4 Le piccole imprese produttrici di energia: il caso della microgenerazione

3.1.4.1 La microgenerazione, ossia la produzione di energia da parte delle imprese, è un metodo alternativo di produzione finora sottovalutato che si sta sviluppando in numerosi Stati membri. Le centrali energetiche possono essere alimentate da fonti rinnovabili a livello locale. Questa tecnica, particolarmente adatta alle piccole imprese, utilizza l'energia in modo più razionale e permette di: 1) ridurre le spese generali; 2) garantire l'approvvigionamento di energia anche in caso di interruzioni nell'erogazione dell'elettricità; 3) rafforzare il livello di produzione di energia all'interno dell'Ue; 4) contribuire alla lotta al riscaldamento climatico e 5) favorire la creazione di posti di lavoro a livello locale.

3.1.4.2 Il Cese chiede alla Commissione di creare un quadro legislativo e operativo che favorisca la diffusione di questo sistema incitando gli Stati membri a eliminare diversi tipi di ostacoli che ne frenano lo sviluppo. In particolare, la Commissione dovrebbe: 1) analizzare le realtà esistenti e diffondere le buone prassi; 2) inserire la microgenerazione e il suo sviluppo tra le misure finanziabili tramite i fondi strutturali e i diversi fondi di sviluppo rurale.

 

4. Osservazioni specifiche

4.1 L'assenza di una sede di dialogo permanente tra le istituzioni europee e le organizzazioni di rappresentanza delle diverse categorie di PMI

4.1.1 Il Cese si compiace che la Commissione abbia instaurato un dialogo con i rappresentanti delle PMI. Per il momento tuttavia non è ancora stato definito un approccio strategico strutturato rivolto specificamente alle piccole e microimprese4 . Questa lacuna comporta tre conseguenze negative:

— non è possibile sapere se le iniziative presenti e future sono adatte alle esigenze delle piccole imprese,

— non si sa a quale livello siano state attuate ed è difficile saperlo mantenendo l'attuale approccio politico, troppo generico e poco aderente alle situazioni concrete,

— malgrado gli Stati membri abbiano intrapreso azioni di concerto con le organizzazioni delle imprese, non si sa quali siano le misure adottate e ciò impedisce di rifarsi alle buone pratiche e ai successi altrui e di evitarne gli insuccessi.

4.1.2 Il Cese non contesta l'utilità dei panel di imprese: tuttavia, in nessun caso essi possono sostituire l'esperienza delle organizzazioni rappresentative generali, come le camere dell'artigianato, le Camere di commercio e le organizzazioni settoriali, che intervengono presso le imprese e svolgono un servizio di consulenza individuale e adatto ai bisogni delle imprese. È essenzialmente con queste organizzazioni che la Commissione deve definire le priorità.

4.1.3 L'approccio "discendente" ed eccessivamente generico a livello dell'Ue porterà all'adozione di decisioni non applicabili. Il Cese raccomanda quindi di sviluppare una nuova cultura della cooperazione, coniugata a un approccio "ascendente", in conformità con lo SBAE. Una delle misure da adottare con la massima urgenza è la creazione, sia a livello dell'Ue che negli Stati membri, di una sede di dialogo tra le istituzioni e le organizzazioni delle imprese, in particolare le piccole e microimprese.

 

4.2 Mancanza di informazioni circa l'impatto dei programmi europei sulle imprese più piccole

4.2.1 Benché l'Ue disponga di numerosi programmi a favore dell'efficienza energetica nelle PMI in generale, il Cese constata che non se ne conosce l'impatto sulle piccole e microimprese e che non è stato realizzato alcuno studio europeo per stabilire in che misura queste ne abbiano beneficiato. Tale lacuna è deplorevole in quanto, da un lato, non si conoscono le buone pratiche e non è possibile stilarne una guida, e, dall'altro, essa non consente alla Commissione di proporre programmi e azioni adeguate alle realtà delle piccole imprese.

4.2.2 Il Cese chiede alla Commissione: 1) di realizzare quanto prima una valutazione indipendente dell'impatto di tali programmi sulle PMI, con particolare riguardo alle piccole e microimprese, accompagnata da un'analisi dei problemi incontrati e 2) di stilare una guida delle buone pratiche.

 

4.3 Il ruolo fondamentale delle Regioni e dei territori

4.3.1 La lotta ai cambiamenti climatici e la gestione dell'uso dell'energia devono diventare una delle grandi priorità della futura politica di coesione territoriale. Gli enti territoriali sono alla base dei piani territoriali per il clima. Essi inoltre sostengono attivamente l'innovazione, anche in materia di risparmio energetico, attraverso la formazione di cluster regionali, poli d'innovazione e centri di risorse rivolti in particolar modo alle imprese più piccole.

4.3.2 Spesso tuttavia le autorità amministrative e gli enti territoriali non sono molto consapevoli dei vincoli cui sono sottoposte le diverse categorie di PMI e delle esigenze di queste ultime.

Il Cese invita gli organi decisionali di livello locale e regionale a introdurre o rafforzare la concertazione con i partner economici e sociali dei territori in materia di efficienza energetica e a fare delle misure destinate alla gestione dell'energia, in particolare nelle imprese più piccole, una delle priorità dei fondi strutturali. Una delle priorità del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) dovrebbe essere ad esempio l'informazione e la formazione dei piccoli imprenditori e dei loro dipendenti, l'introduzione o il rafforzamento dei servizi di sostegno e della consulenza fornita dalle organizzazioni settoriali di rappresentanza delle imprese, la creazione di fonti di finanziamento facilmente accessibili e il sostegno individuale o collettivo a tutte le forme di innovazione.

4.3.3 Il Cese esprime tuttavia preoccupazione per lo scarsissimo impatto dei fondi strutturali sulle piccole imprese — da 1 a 2% in alcune Regioni, specialmente a causa di requisiti amministrativi e finanziari inadeguati. Pare che il sistema attuale di gestione dei fondi strutturali non consenta a tali imprese di beneficiarne come dovrebbero. Il Cese chiede alle istituzioni dell'Ue e agli Stati membri di definire le semplificazioni necessarie di concerto con le organizzazioni delle PMI, in particolare delle piccole e microimprese.

 

4.4 La difficoltà di mobilitare finanziamenti a favore degli investimenti

4.4.1 La maggior parte delle PMI ha grande difficoltà a finanziare i propri investimenti per un utilizzo più razionale dell'energia e una produzione più rispettosa dell'ambiente. Non sempre le banche sono favorevoli a finanziare tali progetti vista l'esiguità degli importi (20 000-25 000 euro) e l'assenza di personale specializzato nella valutazione di questi progetti, considerati a rischio.

4.4.2 La barriera delle sovvenzioni dei programmi dell'Ue: sebbene teoricamente i programmi dell'Ue che interessano le PMI siano numerosi, nella realtà le piccole e microimprese non vi hanno direttamente accesso, ma devono partecipare a progetti di gruppo strutturati dalle organizzazioni di rappresentanza.

Anche in questo caso tuttavia, i requisiti amministrativi e finanziari e la scarsa conoscenza, da parte dei servizi istruttori della Commissione, delle realtà delle piccole e microimprese fanno sì che le proposte vengano fin troppo spesso respinte.

4.4.2.1 Al riguardo, il Cese sottolinea che la necessità di proteggere i bilanci pubblici europei penalizza l'attività economica e sociale dei cittadini e delle piccole imprese nonché il livello dell'occupazione nei territori. Esso auspica che nel quadro della revisione del regolamento finanziario la Commissione avvii una riflessione generale su questo tema.

4.4.3 Il Cese chiede di semplificare il finanziamento degli investimenti e di razionalizzare i sistemi a tutti i livelli di sostegno agli investimenti. Bisognerebbe:

— fare in modo che sia più facile per le cooperative di credito, le banche di prossimità e i diversi organismi finanziari accedere ai fondi della Bei e del Fondo europeo per gli investimenti (Fei) per finanziare investimenti in progetti di razionalizzazione

energetica,

— aumentare i sistemi di garanzia bancaria per le PMI onde favorire questo tipo di investimenti e instaurare un sistema di garanzia di rischio per consentire alle compagnie di assicurazione di coprire gli investimenti ecoenergetici,

— stimolare l'utilizzo del microcredito per investimenti di importo modesto e formare il personale delle banche locali alla valutazione obiettiva dei progetti presentati dalle PMI,

— rivedere il regolamento finanziario dell'Ue adottando criteri più flessibili e adeguati e rilanciare i contributi alle fasi esplorative e i premi di fattibilità,

— rafforzare l'adozione di contratti di rendimento energetico da parte delle ESCO, in particolare per le microimprese.

 

5. Per una politica a favore del sostegno e della consulenza

 

5.1 Informazione e formazione

5.1.1 Una delle priorità del programma di azione dell'Ue deve essere quella di informare tutte le imprese: l'informazione deve però essere mirata e adatta al settore d'attività interessato e utilizzare tutti i canali, in particolare le organizzazioni delle imprese. In numerosi Stati membri sono già in corso delle campagne, organizzate dai poteri pubblici e dalle organizzazioni di rappresentanza e di categoria dei singoli settori. Per raggiungere questo obiettivo si potrebbe:

— lanciare una campagna europea d'informazione con l'aiuto delle organizzazioni nazionali e regionali e realizzare una guida delle buone pratiche,

— appoggiare le campagne di informazione settoriali condotte dalle organizzazioni professionali,

— creare sportelli unici per l'ambiente e l'energia al livello territoriale più vicino all'impresa o rafforzare quelli esistenti,

— sostenere il reclutamento, a livello regionale, di consulenti in materia ambientale ed energetica all'interno delle organizzazioni di rappresentanza.

5.1.2 La formazione degli imprenditori e l'occupazione "verde" sono priorità in materia di adattamento allo sviluppo sostenibile. Il Cese chiede che un capitolo specifico del Fondo sociale europeo (Fse) sia dedicato alla formazione dei dirigenti e dei dipendenti delle piccole e microimprese all'efficienza energetica.

 

5.2 Sostegno e consulenza alle imprese

5.2.1 Per un'applicazione effettiva delle politiche di efficienza energetica da parte delle piccole e microimprese è necessaria un'assistenza personalizzata. In numerose regioni, gli enti territoriali sostengono, direttamente o con il sostegno dei fondi strutturali, servizi di audit indipendente e di consulenza energetica alle imprese.

Per il Cese, la priorità in questo settore dovrebbe essere quella di creare o sostenere la creazione di servizi di diagnosi indipendenti, di consulenza energetica e di audit, in particolare presso le organizzazioni di rappresentanza delle imprese e nelle organizzazioni professionali settoriali.

 

5.3 Adottare una politica di incentivazione fiscale

5.3.1 Per incoraggiare le piccole imprese a investire nel miglioramento dell'efficienza energetica delle loro attività il Cese invita gli Stati membri a: 1) incentivare gli investimenti materiali e in servizi di consulenza, audit e formazione e 2) ampliare alle piccole imprese che effettuano investimenti per il risparmio energetico i dispositivi nazionali di incentivazione finanziaria già accordati ai privati.

 

Bruxelles, 14 luglio 2010.

Note ufficiali

1.

Gu C 318 del 23 dicembre 2009, pag. 39.

2.

Nel 2007, degli oltre 20,104 milioni di imprese esistenti nell'Ue-27, 18,16 milioni erano microimprese (meno di 10 dipendenti), 1,49 milioni piccole imprese (10-25 dipendenti), 303 400 medie imprese (26-250 dipendenti) e 159 000 grandi imprese (oltre 250 dipendenti). Le microimprese rappresentano il 30 % dell'insieme dei posti di lavoro, le piccole imprese il 21%, le medie il 17% e le grandi il 33% (fonti: EIM Business & Policy Research, Eurostat).

3.

Le organizzazioni di rappresentanza delle piccole imprese sono, inter alia, a seconda degli Stati membri; le camere dell'artigianato, le camere di commercio, le organizzazioni settoriali e le associazioni di imprese. Riconosciute dai poteri pubblici come organi rappresentativi, esse agiscono a favore della totalità delle imprese presenti sul territorio di loro competenza e conducono azioni coordinate e collettive a loro favore.

4.

Il Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2006 ha chiesto di tenere conto dei diversi tipi di PMI e di dare priorità alle piccole imprese facendo del "Pensare prima in piccolo" il principio direttivo di tutta la legislazione dell'Ue o nazionale.

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