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Direttiva Presidenza del Consiglio dei Ministri 4 maggio 2010

Attuazione della comunicazione Ue "Pensare anzitutto in piccolo"

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Direttiva 4 maggio 2010

(Gu 23 giugno 2010 n. 144)

Attuazione della comunicazione della Commissione Ue del 25 giugno 2008, recante: "Pensare anzitutto in piccolo" Uno "Small Business Act" per l'Europa

Il Presidente del Consiglio dei Ministri

Visto l'articolo 95, primo comma, della Costituzione;

Vista la comunicazione della Commissione europea del 25 giugno 2008 "Pensare anzitutto in piccolo" Uno "Small Business Act" per l'Europa";

Vista la comunicazione della Commissione europea del 27 novembre 2008 "Un Piano europeo di ripresa economica";

Vista la risoluzione del Parlamento europeo del 4 dicembre 2008 "La strada verso il miglioramento dell'ambiente per le Pmi in Europa — Atto sulle piccole imprese ("Small Business Act")";

Viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo dell'11 e 12 dicembre 2008 con le quali il Consiglio approva il "Piano europeo di ripresa economica";

Vista la risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2009 su un "Piano europeo di ripresa economica";

Vista la comunicazione della Commissione europea del 22 gennaio 2009 riguardante il quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica, come modificata dalla comunicazione della Commissione europea del 25 febbraio 2009;

Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 giugno 2009 recante le modalità di applicazione della menzionata comunicazione della Commissione europea del 22 gennaio 2009;

Viste le linee guida per l'applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 giugno 2009;

Vista la raccomandazione della Commissione europea 2003/361/Ce del 6 maggio 2003 relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, pubblicata nella G.U.Ue n. L. 124 del 20 maggio 2003, che sostituisce a decorrere dal 1° gennaio 2005 la raccomandazione della Commissione europea 96/280/Ce del 3 aprile 1996;

Vista la risoluzione della X Commissione permanente della Camera dei deputati del 5 maggio 2009;

Considerata la centralità per l'economia italiana del sistema delle imprese di ridotte dimensioni e della fortissima incidenza, all'interno di tale sistema, delle micro imprese;

Tenuto conto della necessità di attuare in Italia i principi della predetta comunicazione del 25 giugno 2008, nonché di mettere in campo azioni utili per fronteggiare la negativa congiuntura economica mondiale;

Tenuto conto che le micro, piccole e medie imprese italiane hanno necessità sia di interventi rapidi, in buona parte già attuati dal Governo, sia di misure di più ampia prospettiva affinché la ripresa economica le veda rafforzate e più competitive;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella seduta del 27 novembre 2009;

Visto il parere della Conferenza unificata, espresso nella seduta del 29 aprile 2010;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 30 aprile 2010;

Emana

la seguente direttiva:

Premessa.

La comunicazione della Commissione dell'Unione europea adottata il 25 giugno 2008 si pone come un atto importante basato su orientamenti e proposte di azioni politiche da attuare sia a livello europeo sia degli Stati membri, mirato a dare nuovo impulso alle Piccole e medie imprese europee (Pmi) valorizzando le loro potenzialità di crescita sostenibile nel medio-lungo periodo.

La predetta comunicazione della Commissione dell'Unione europea è riferita anche alle micro imprese e, pertanto, nel presente testo l'espressione Pmi comprende pure le micro imprese italiane.

Il mondo delle Pmi ripone forti aspettative nelle politiche e negli strumenti di detta comunicazione individuati come idonei alla loro crescita ed al loro rilancio, attraverso una filosofia ispirata a "pensare anzitutto in piccolo" quale riconoscimento del ruolo che esse svolgono nel nostro Paese ed in Europa, tenuto anche conto della funzione di inclusione sociale svolta grazie alle Pmi a conduzione femminile che svolgono un ruolo economico sempre crescente in particolare in Italia e di imprenditori extra-comunitari.

Le stesse Pmi richiedono interventi per affrontare la crisi economica e per rafforzare la loro competitività nel momento di uscita dalla crisi stessa.

Lo Small Business Act postula interventi di semplificazione, di riduzione degli oneri amministrativi, di apertura dei mercati e di sostegno delle potenzialità di sviluppo per le Pmi che, nel documento, si esplicano in dieci punti fondamentali:

1) Imprenditorialità — facilitare un contesto gratificante agli operatori;

2) Seconda possibilità — per gli imprenditori onesti che abbiano sperimentato l'insolvenza;

3) Pensare anzitutto in piccolo — formulare regole conformi a questo principio;

4) Amministrazione recettiva — rendere le Pubbliche Amministrazioni permeabili alle esigenze delle Pmi;

5) Appalti pubblici e aiuti — facilitare la partecipazione delle Pmi agli appalti pubblici e migliorare le possibilità degli aiuti di Stato per le Pmi;

6) Finanza — agevolare l'accesso al credito delle Pmi e la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali;

7) Mercato unico — aiutare le Pmi a beneficiare delle opportunità offerte dal Mercato unico;

8) Competenze e Innovazione — aggiornare ed implementare le competenze nelle Pmi ed ogni forma di innovazione;

9) Ambiente — trasformare le sfide ambientali in opportunità per le Pmi;

10) Internazionalizzazione — incoraggiare e sostenere le Pmi affinché beneficino della crescita dei mercati.

Lo Sba indica, inoltre, una serie di proposte regolamentari:

a) un regolamento di esenzione generale, finalizzato alla semplificazione procedurale e all'aumento degli aiuti di Stato per le Pmi: una riduzione effettiva di almeno il 25% degli oneri amministrativi e burocratici che attualmente gravano sulle imprese;

b) un regolamento in materia di Società privata europea (Spe), finalizzato a favorire la nascita di nuove imprese e le attività transfrontaliere al fine di facilitare le imprese che vogliono operare a livello europeo;

c) una direttiva che permetta tassi di applicazione Iva ridotti per microimprese relativi ad alcuni servizi con forte intensità di manodopera e/o forniti su base locale;

d) una revisione della direttiva sui ritardi di pagamento destinabili anche alle Pmi.

In attuazione degli orientamenti comunitari e con l'obiettivo di formulare in breve tempo proposte concrete per migliorare le condizioni in cui operano le Pmi, il 18 marzo 2009 il Ministro dello sviluppo economico ha insediato il Tavolo di iniziativa per la realizzazione degli adempimenti previsti dallo Sba per le Pmi al quale hanno partecipato le diverse associazioni di categoria delle Pmi, i rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e delle Amministrazioni centrali maggiormente coinvolte, la Conferenza delle Regioni, le rappresentanze di Province, Comuni, Camere di commercio, del sistema bancario e del Comitato economico e sociale dell'Ue

Nella duplice prospettiva di affrontare l'emergenza economica, da un lato, e di individuare obiettivi di medio termine in un'ottica prevalente di sviluppo del sistema delle Pmi, dall'altro, i lavori sono stati organizzati con la costituzione, all'interno del Tavolo di iniziativa, di sei tavoli tematici ("Credito, tempi di pagamento, usura e capitalizzazione delle imprese"; "Strumenti ed azioni per la crisi di impresa"; "Politiche per l'innovazione, l'energia e la sostenibilità ambientale"; "Strumenti per la crescita dimensionale, l'aggregazione, la trasmissione di impresa"; "Politiche e strumenti per l'internazionalizzazione"; "Semplificazione e raccordo tra i livelli di governo nei confronti delle imprese").

All'esito dei lavori dei Tavoli tematici, concentrati in un mese di tempo, sono state formulate proposte di intervento.

Linee direttrici di azione.

Le linee direttrici di azione seguenti costituiscono priorità di politica economica, sia quelle da tradurre in misure concrete in tempi brevi, sia quelle tendenziali, da declinare, a seconda dei casi, in interventi legislativi, regolamentari o amministrativi.

Le azioni richiedenti interventi di finanza pubblica sono adottate nella misura in cui siano compatibili con le disponibilità finanziarie.

Allo scopo della piena attuazione in Italia dei principi della Comunicazione della Commissione europea del 25 giugno 2008 "Pensare anzitutto in piccolo" uno "Small Business Act" per l'Europa le Amministrazioni dello Stato, ciascuna per la parte di rispettiva competenza e ai fini della crescita e dello sviluppo del sistema nazionale delle Piccole e medie imprese, sono tenute ad uniformare la propria azione ai principi di seguito individuati.

Le Regioni, le Province e i Comuni, per quanto di loro competenza e ai medesimi fini, sono invitate a conformare la propria azione ai principi stessi.

Gli enti pubblici nazionali competenti nella materia economica ed il sistema delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura debbono coordinare le proprie attività istituzionali al fine di renderle coerenti con la presente direttiva.

Analogamente le Regioni, le Province e i Comuni sono invitati a far sì che gli organismi loro referenti agiscano in maniera coerente con la presente direttiva.

1. Tenuto conto della fondamentale rilevanza per il sistema economico nazionale delle Pmi è necessario, sul modello di leggi annuali esistenti, presentare annualmente un disegno di legge per le Pmi al fine di incrociare le esigenze di tale dimensione di impresa man mano emergenti. Tale disegno di legge va inserito nel contesto della manovra annuale di bilancio (Documento di Programmazione economica e finanziaria, legge finanziaria e legge di bilancio) al fine di usufruire della corsia parlamentare dedicata alla sessione di bilancio.

2. In relazione ai dieci principi informatori dello Small Business Act occorre:

a) dar vita a un contesto normativo ed economico nazionale in cui imprenditori e imprese familiari possano sviluppare la propria attività.

In questo quadro generale, occorre intensificare gli sforzi affinché sia colmato — o almeno ridimensionato — il gap esistente tra imprenditori uomini e donne. Allo scopo di incoraggiare e sostenere l'imprenditorialità femminile vanno rilanciate azioni positive sul modello di quelle previste dalla legge 23 febbraio 1992, n. 215, ed adottate misure tendenti a rimuovere gli ostacoli che limitano parità di accesso al credito da parte delle imprese guidate al femminile.

Per promuovere l'integrazione della popolazione immigrata nel tessuto sociale ed economico del Paese, nel pieno rispetto dell'ordinamento, va diffusa presso questi gruppi sociali la cultura della conoscenza, senza tralasciare l'istruzione e la formazione specificamente dirette ad assistere e sostenere gli immigrati che intendono avviare un'impresa.

Inoltre, in considerazione dell'importanza per lo sviluppo economico e sociale rivestito dalle imprese creative e della filiera turistica, intendendo per esse un asset innovativo del nostro tessuto di impresa come le imprese della comunicazione, le imprese della conservazione e restauro dei beni culturali, le imprese della filiera moda, occorre individuare misure di sostegno per il loro sviluppo (dalla formazione al credito all'innovazione) e la creazione di reti di imprese.

Su quest'ultimo aspetto, in considerazione della piccola dimensione di molte imprese italiane che spesso non favorisce il conseguimento di economie di scala sufficienti alla realizzazione di obiettivi strategici per le stesse aziende, sviluppare la cultura di operare in rete deve rappresentare una priorità strategica la cui operatività vedrà nell'utilizzo del "Contratto di rete", così come definito dall'articolo 1, della legge n. 99 del 2009, uno strumento molto efficace. In particolare, sarebbe auspicabile l'introduzione di specifiche incentivazioni, favorendo e premiando il ricorso al "contratto di rete" nella predisposizione di bandi per l'utilizzo di risorse statali e delle Regioni destinate alle imprese, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie in materia di appalti.

Poiché nei prossimi 10 anni si calcola che lascerà l'attività un totale di 6 milioni di titolari di Pmi a livello europeo, è necessario rafforzare il trasferimento di impresa, tenuto anche conto che il mantenimento dell'azienda conserva in genere più posti di lavoro di quanto ne crei una nuova impresa, e si deve prevedere, in caso di crisi dell'impresa, anche la possibilità di poter trasformare (in toto o in parte attraverso spin off realizzati da gruppi di addetti) in cooperativa l'impresa la cui proprietà verrebbe rilevata dai dipendenti riuniti in cooperativa.

Occorre al riguardo che gli ordinamenti della scuola secondaria superiore, con particolare riguardo agli istituti tecnici e professionali, e del sistema di istruzione e formazione professionale considerino l'imprenditorialità e l'educazione finanziaria, una competenza chiave per tutti gli studenti, da acquisire soprattutto attraverso i percorsi di alternanza di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, e l'apprendistato di primo e terzo livello di cui agli articoli 48 e 50 del decreto legislativo n. 276 del 2003 e che i docenti siano formati anche su questo terreno, intensificando i rapporti con il mondo delle imprese affinché emerga una cultura volta allo spirito imprenditoriale. Occorre intensificare gli sforzi al fine di incoraggiare e sostenere l'imprenditorialità giovanile e individuare misure a sostegno delle nuove generazioni di imprenditori al fine di promuovere presso i giovani iniziative volte alla diffusione della cultura d'impresa e all'orientamento al lavoro autonomo, per sostenere l'occupazione e creare una coscienza del "fare impresa" capace di rendere le idee dei giovani "business", in particolare favorendo collaborazioni e necessarie sinergie tra scuole, Università e associazioni no profit con partecipazione prevalente di studenti. Si vuole incoraggiare l'attitudine all'autoimpiego, le conoscenze necessarie per poter entrare nel mondo dell'imprenditoria, sostenendo la creatività e l'innovatività dei giovani nel tessuto delle piccole e medie imprese, tramite orientamento, seminari, consulenza e tutoraggio per chi ha effettivamente la volontà di avviare un'impresa.

Analogamente la formazione professionale va orientata nella medesima direzione.

C'è bisogno, inoltre, di azioni che non ostacolino i trasferimenti di impresa e che venga istituito un sistema che favorisca l'incontro tra potenziali acquirenti e imprese trasferibili;

b) far sì che imprenditori onesti, che abbiano sperimentato l'insolvenza, ottengano rapidamente una seconda possibilità.

In Italia tale concetto può ascriversi al filone di pensiero di cui alla recente riforma della legge fallimentare, tra i cui principi c'è quello di considerare il fallimento non come una sanzione sociale, quasi di carattere morale, ma come il frutto di scelte imprenditoriali sbagliate, nonché quello di agevolare e stimolare il ricorso alla composizione negoziale delle crisi d'impresa (prima che questa sfoci in insolvenza irreversibile) attraverso la configurazione dei nuovi istituti di risanamento dando piena attuazione all'articolo 32, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modifiche, dalla legge n. 2 del 2009. Anche questi istituti possono considerarsi funzionali a realizzare la "seconda possibilità" in quanto destinati ad agevolare il raggiungimento di accordi tra l'imprenditore in difficoltà finanziaria ed i creditori per la gestione tempestiva della crisi d'impresa, attraverso regole innovative e di protezione. Ciò richiede di valutare nell'ambito di una eventuale riformulazione dell'articolo 38 del decreto legislativo n. 163 del 2006, la possibilità per le imprese in concordato preventivo di partecipare alle gare per l'affidamento di contratti di appalto;

c) formulare nella produzione legislativa ed amministrativa disposizioni conformi al principio "Pensare anzitutto in piccolo", valutando la normativa sulla base delle esigenze e delle capacità dei piccoli e medi imprenditori.

Al riguardo occorre che i testi normativi aventi riflessi sulle Pmi siano redatti con disposizioni chiare e facilmente comprensibili mettendosi nell'ottica interpretativa di tali imprenditori.

È necessario, pertanto, che la relazione sull'Analisi dell'impatto della regolamentazione (AIR), di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 settembre 2008, n. 170, dia conto, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, lettera e), dello stesso provvedimento, di come le esigenze di conoscibilità per gli imprenditori siano state soddisfatte. È necessario, inoltre, che, con congruo anticipo rispetto alla presentazione di testi normativi, destinati ad avere riflessi sulle imprese, vengano consultate le Associazioni rappresentative delle Pmi e che di tale consultazione si dia atto nella relazione AIR, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, lettera c) del citato decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 170 del 2008.

In proposito occorre dare attuazione agli articoli 3 e 4 della legge 18 giugno 2009, n. 69, recante "Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile", in materia di chiarezza dei testi normativi e di semplificazione della legislazione, nonché alle disposizioni, contenute nel medesimo provvedimento legislativo, relative alle modifiche alla legge n. 241 del 1990;

d) rendere le Pubbliche Amministrazioni recettive delle esigenze delle Pmi.

Occorre in proposito ridurre il livello delle spese e delle commissioni richieste dalla P.a. per registrare un'impresa, ridurre il tempo necessario per fondare un'impresa a meno di una settimana; limitare ad un mese il tempo per il rilascio di licenze e permessi necessari per l'avvio dell'attività di impresa, salvo il caso giustificato da seri rischi per le persone e impregiudicata l'applicazione della disciplina in materia ambientale, fermo restando, in attuazione e a tutela di interessi primari dell'ordinamento, quanto disposto dall'articolo 2, commi 3 e 4, della legge n. 241 del 1990, come modificato da ultimo dall'articolo 7 della legge n. 69 del 2009; evitare di chiedere alle Pmi informazioni già in possesso della P.a. Al fine di ridurre il carico burocratico per le Pmi, occorre dare effettività alle disposizioni che prevedono l'acquisizione d'ufficio, da parte della P.a. di dati e documenti che siano già in possesso della stessa o di altre pubbliche amministrazioni. È necessario altresì evitare di coinvolgere le micro imprese in indagini statistiche più di una volta ogni tre anni, garantire l'attuazione completa della Direttiva servizi, compresa l'istituzione degli sportelli unici.

È necessario, in particolare, attuare rapidamente e con piena funzionalità lo sportello unico per le attività produttive, secondo l'articolo 38 del decreto-legge n. 112/2008 convertito in legge n. 133/2008 e successive modificazioni e relativi regolamenti attuativi, rendendolo realmente in grado di assicurare la interattività tra Pmi e Pubblica Amministrazione; e il sistema delle Agenzie per le imprese, nonché proseguire le attività di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi nelle materie di competenza statale ai sensi dell'articolo 25, decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modifiche, dalla legge n. 133 del 2008, ed estendere la misurazione e la riduzione di oneri anche alle Regioni e agli Enti locali.

Inoltre, in attuazione agli adempimenti previsti dalla direttiva del 21 maggio 2008/52/Ce, relativa alla mediazione civile e commerciale per le controversie transfrontaliere senza limiti di valore, con l'entrata in vigore della legge n. 69 del 2009, si pone, all'articolo 60, la "delega al Governo in materia di mediazione e di conciliazione delle controversie civili e commerciali". In questo senso, l'uso dello strumento conciliativo verrà implementato anche attraverso l'operato capillare sul territorio delle Camere di commercio, al fine di garantire un effetto deflattivo del contenzioso giudiziario ed una riduzione dei costi per le imprese coinvolte in controversie civili e commerciali;

e) adeguare l'intervento pubblico alle esigenze delle Pmi.

Per quanto concerne gli appalti pubblici occorre facilitare l'accesso delle Pmi, creando, nell'ambito della normativa nazionale, e comunque nel rispetto delle decisioni della Commissione europea circa le misure a favore delle Pmi, le condizioni di accessibilità per le stesse, in un primo momento per gli appalti banditi dai Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti e/o per forniture di importo inferiore alla soglia Ue Al riguardo, nel caso in cui la normativa comunitaria o nazionale sia di ostacolo, occorre negoziare con la Commissione UE, a cui spetterà decidere sulle apposite deroghe per le Pmi o autorizzare l'introduzione di analoghe deroghe nella disciplina domestica.

È necessario verificare che le misure di semplificazione, a favore delle Pmi, delle procedure relative ai piccoli appalti pubblici di cui all'articolo 17 della legge n. 69 del 2009 siano efficaci, proponendo eventuali interventi migliorativi.

Occorre, altresì, facilitare l'accesso delle Pmi al mercato della domanda pubblica avvalendosi maggiormente degli strumenti telematici di gestione degli appalti pubblici, come il Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa), resi disponibili dal Ministero dell'economia e delle finanze mediante la Consip. Tramite tali strumenti le Pmi potranno proporre i propri prodotti e servizi minimizzando i costi di partecipazione alle gare, senza barriere legate alle dimensioni ed alla localizzazione, nel rispetto della massima trasparenza.

È necessario anche istituire portali elettronici per ampliare e migliorare l'accesso e la diffusione all'informazione sugli appalti pubblici disponibili di importo inferiore alla soglia Ue, suddividere ove possibile i contratti in lotti e stabilire la possibilità di subappalto, rendendo il subappalto conveniente; ed ancora evitare qualifiche e requisiti finanziari sproporzionati alle Pmi.

Per quanto concerne gli aiuti, avvalendosi dell'esperienza concernente la comunicazione della Commissione europea del 22 gennaio 2009 — Quadro di riferimento temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica — ed al relativo decreto del Presidente del Consiglio 3 giugno 2009, è necessario verificare se e quali misure a favore delle Pmi possano essere rese stabili a prescindere dalla congiuntura economica in atto.

Le Pmi non debbono comunque essere escluse da nessuno dei regimi di aiuto statale o regionale;

f) agevolare l'accesso al credito delle Pmi e sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali.

Per l'accesso al credito occorre verificare che le misure già adottate, come quelle relative al Fondo di garanzia per le Pmi, siano efficaci ed in caso contrario attuare interventi migliorativi. Occorre, altresì, incentivare l'attuazione dell'articolo 11 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modifiche, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, al fine di consentire che il Fondo di garanzia per le Pmi divenga un'infrastruttura di sistema che faciliti, a livello nazionale, il dialogo tra imprese, sistema bancario, Gestore del Fondo di garanzia nazionale ed altri Enti di garanzia.

Per i pagamenti della P.a. analogamente occorre verificare che le misure già adottate siano efficaci ed, in caso contrario, attuare interventi migliorativi.

C'è comunque bisogno di favorire, anche mediante accordi con le Associazioni rappresentative delle Pmi, un ruolo crescente delle Banche aventi forte radicamento territoriale.

Allo scopo di superare i vincoli posti all'accesso al credito dalla richiesta di garanzie patrimoniali e per rendere praticabile il ricorso ad un sistema di garanzie personali, occorre sviluppare il microcredito, anche prevedendo una sezione dedicata in seno al Fondo di garanzia per le Pmi, nonché forme di tutoring, onde contrastare l'esclusione finanziaria.

Analogamente occorre favorire gli interventi della finanza etica.

È inoltre necessario elaborare programmi creditizi che suppliscano alla mancanza di finanziamenti tra 75.000 e 1 milione di euro, soprattutto con strumenti che combinino indebitamento e capitale proprio, nel rispetto delle norme sugli aiuti di Stato, eliminare gli ostacoli normativi che impediscono ai capitali di rischio operanti nel mercato unico, non escluso il capitale di rischio informale (business angels), di favorire l'introduzione di forme di private equity e venture capital presso le piccole imprese di "Middle class" (le piccole imprese che "pensano" da medie imprese), di investire alle stesse condizioni dei fondi nazionali; far pieno uso dei finanziamenti disponibili nei programmi per la politica di coesione e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, a favore delle Pmi;

g) aiutare le Pmi a beneficiare delle opportunità offerte dal "Mercato unico" europeo.

In proposito occorre facilitare l'accesso delle Pmi ai brevetti e ai modelli depositati, nonché al sistema del marchio comunitario; dare attuazione a future decisioni della Commissione per eliminare la frammentazione delle norme a tutela dei consumatori, per agevolare il commercio elettronico delle Pmi; potenziare il sistema di risoluzione di problemi SOLVIT per dirimere senza formalità e velocemente problemi posti dall'esercizio dei diritti nel mercato unico, nonché favorire, per la risoluzione delle controversie, il ricorso all'arbitrato, alla conciliazione ed alla mediazione, come previsto all'articolo 60 della legge n. 69 del 2009, richiamato in precedenza, incoraggiare gli organismi di normazione a riconsiderare il loro modello economico per ridurre i costi di accesso alle norme, vigilare sull'equilibrio delle nomine nei comitati di normalizzazione, invitare organismi nazionali e organismi europei di normalizzazione a organizzare campagne di promozione e di informazione per incoraggiare le Pmi a fare un uso migliore delle norme e a fornire alle Pmi servizi di consulenza comprendenti forme di sostegno per difendersi dalle pratiche commerciali sleali;

h) aggiornare e implementare le competenze delle Pmi ed ogni forma di innovazione.

Occorre fornire ai potenziali imprenditori competenze essenziali in gestione, materie tecniche, informatiche e linguistiche; è necessario integrare di più le Pmi nella comunità della ricerca e intensificare i rapporti tra università e Pmi, nonché favorire la fatturazione on-line (e-invoicing) e l'amministrazione on-line (e-government).

Inoltre puntare su interventi di capitale di rischio diretti alla partecipazione nel capitale di Pmi per lo sfruttamento dei brevetti (come previsto dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 marzo 2009), tramite il Fondo nazionale per l'innovazione, utilizzando anche il "Contratto di rete", per realizzare progetti innovativi basati sull'utilizzo economico di brevetti. Infine, favorire attraverso operazioni di microcredito, l'accesso delle piccole imprese alle procedure brevettuali, spesso complesse e costose.

C'è bisogno di sostenere gli sforzi tesi all'internazionalizzazione e a far divenire le Pmi aziende ad alto tasso di crescita.

Nello specifico è necessario sostenere l'internazionalizzazione delle imprese attuando strumenti di aiuto finanziario per la partecipazione ad iniziative all'estero e per l'aggregazione di imprese in progetti di internazionalizzazione, nonché promuovere all'estero le produzioni del "made in Italy", attuando un effettivo coordinamento dell'attività dei soggetti operanti nella promozione dei prodotti italiani;

i) permettere alle Pmi di trasformare le sfide ambientali in opportunità.

Occorre sfruttare le opportunità dei nuovi mercati verdi e incrementare l'efficienza energetica, facilitando la nascita di Pmi nel campo dell'eco-innovazione; incentivare imprese sostenibili e prodotti eco-efficienti, prevedere un approccio semplificato all'aiuto ambientale per le Pmi, sostenendo prodotti e processi ecologici.

Occorre monitorare gli effetti per le Pmi della delega al Governo per l'adozione dei decreti legislativi integrativi e correttivi in materia ambientale di cui all'articolo 12 della legge n. 69 del 2009, perseguendo il principio della semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi per le Pmi.

Per quanto concerne più in dettaglio la materia dell'energia è necessario che sia completata la riforma del mercato elettrico onde promuovere una più efficace e trasparente concorrenza tra gli operatori. Lo stesso vale per il mercato del gas.

Una politica energetica maggiormente in linea con le esigenze delle piccole imprese deve, inoltre, essere attuata mediante: misure volte ad evitare situazioni di abuso di posizione dominante degli operatori energetici nel settore dei servizi post-contatore; l'alleggerimento nella bolletta energetica degli oneri generali; la semplificazione dei regimi di autorizzazione per i piccoli impianti alimentati da fonti rinnovabili e per gli interventi di efficienza.

È inoltre necessario attuare una politica degli incentivi più incisiva e stabile nel tempo, che dia certezza ai consumatori e alle imprese del settore.

Circa il tema dell'efficienza energetica occorre dare attuazione — anche attraverso una sua modifica — agli adempimenti previsti dal decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, allo scopo di dare garanzie agli imprenditori per gli investimenti in efficienza energetica e per la promozione di diagnosi energetiche presso le imprese, nonché dare attuazione all'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

È necessario, altresì, dare attuazione alla normativa sull'efficienza energetica degli edifici e concentrare l'azione governativa al fine di pervenire ad un documento unico per l'adempimento degli obblighi in materia ambientale;

l) incoraggiare e sostenere le Pmi sui mercati extra Ue

Occorre migliorare l'informazione delle Pmi sulle barriere commerciali esistenti nei mercati non Ue, facilitare l'accesso ai mercati di Paesi candidati all'Ue e di quelli coinvolti nella politica di vicinato; far sì che le grandi imprese incoraggino le Pmi ad affermarsi sui mercati internazionali. Inoltre, l'Amministrazione pubblica si adopererà affinché le iniziative della Commissione Ue a favore delle Pmi che partecipano alle "catene globali di fornitura" siano prontamente recepite e adeguatamente diffuse e sosterrà con incentivi, le imprese che assumeranno profili professionali di alto livello di specializzazione in materia di commercio internazionale (ad esempio export manager, esperti di marketing internazionale, etc.).

3. In relazione alla legge 23 luglio 2009, n. 99, è necessario effettuare il monitoraggio degli effetti delle misure poste a vantaggio delle Pmi ai fini della valutazione della loro efficacia. In particolare sarà monitorato l'impatto di quegli interventi previsti nella sezione sviluppo e competitività della legge, nonché delle disposizioni in materia energetica sotto il profilo dei risparmi nell'acquisto dell'energia da parte delle Pmi.

4. Con riferimento specifico all'attuale congiuntura economica ed al fine del mantenimento della continuità aziendale, della base produttiva e di quella occupazionale è necessario garantire un adeguato supporto alle imprese in stato di crisi, attraverso la creazione di punti di servizio e raccordo collocati presso le Camere di commercio, per fornire servizi di informazione, accompagnamento, consulenza e sostegno rispetto alle difficoltà poste dalla crisi; tali punti verranno istituiti in raccordo con il sistema associativo, avvalendosi delle professionalità e delle esperienze fornite dalle organizzazioni imprenditoriali, dal sistema creditizio e dalle amministrazioni locali, nonché delineare e dare la più ampia diffusione possibile a linee di comportamento che servano ad orientare le Pmi in difficoltà, così da impedire loro di incorrere inconsapevolmente in azioni con risvolti negativi sotto il profilo civile e penale e con riferimento alla figura dell'imprenditore insolvente, ma meritevole. I "punti" forniranno servizi aggiuntivi e complementari a quelli già forniti dalle Associazioni di impresa.

È necessaria inoltre l'istituzione di un sistema di monitoraggio in grado di raccogliere e integrare dati e informazioni di carattere socio-economico provenienti da istituzioni territoriali, quali gli enti locali e le Camere di commercio, con l'obiettivo di fornire un quadro tempestivo e completo di informazioni che consenta il monitoraggio della situazione congiunturale delle economie locali e che, attraverso una lettura integrata di dati e trend, possa consentire di intercettare per tempo gli stati di crisi di imprese, o sistemi di imprese, sui territori, così da indirizzare gli opportuni interventi ed azioni di sostegno.

5. Ogni altra misura, ancorché non espressamente menzionata nel presente documento, ma riconducibile allo stesso sistema di interventi a favore delle Pmi, deve essere attuata rapidamente.

6. Il monitoraggio degli effetti della azione di cui al presente documento è affidato, limitatamente agli ambiti di competenza, al Ministero dello sviluppo economico che riferirà periodicamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Segretariato generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri provvede al monitoraggio dell'attuazione della direttiva, in raccordo con il Ministero dello sviluppo economico, relativamente alle attività connesse allo sviluppo delle Pmi che coinvolgono le competenze delle altre amministrazioni.

La presente direttiva, previa registrazione da parte della Corte dei conti, sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana e comunicata alla Commissione dell'Unione europea.

 

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