Rapporto Ispra rifiuti speciali 2020, ancora in aumento produzione

Rifiuti (Documentazione Complementare)

Parole chiave: Rifiuti | Discariche / Smaltimento | Informazione | Recupero / Riciclo | Raccolta / Trasporto | Rifiuti speciali | Prevenzione rifiuti / Riuso

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• Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 (26/11/2006)
• Rapporto Ispra maggio 2020, n. 321 (26/05/2020)
• Poseidonia spiaggiata, Linee guida Ispra per la gestione (27/05/2020)
• Linee guida Ispra maggio 2020, n. 192 (26/05/2020)

Nel 2018 in Italia i rifiuti speciali hanno superato i 152 milioni di tonnellate, di cui 143 milioni non pericolosi, con un incremento rispetto all'anno precedente del 3,7% di rifiuti complessivamente gestiti.

Questi sono alcuni dei dati (relativi al 2018) del Rapporto annuale n. 321/2020, sui "Rifiuti speciali" presentato il 26 maggio 2020 da Ispra/Snpa (Istituto superiore per la protezione ambientale/Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente). Lo studio ha confermato l'aumento, rispetto al 2017 delle quantità di rifiuti speciali avviate a recupero (4%), soprattutto nelle Regioni del nord Italia che recuperano più della metà del totale dei rifiuti complessivamente gestiti a livello nazionale (53%). In crescita anche le quantità avviate a smaltimento (4,5%). Il recupero di sostanze inorganiche è l'operazione più utilizzata (38,4% del totale gestito); queste sono ricavate principalmente da rifiuti derivanti da attività di costruzione e demolizione (49,1 milioni di tonnellate) generalmente recuperati in rilevati e sottofondi stradali. Le operazioni di recupero dei metalli e dei composti metallici e di recupero di sostanze organiche rappresentano, rispettivamente, il 13,8% e il 7,4% del totale gestito.

Per quanto riguarda i rifiuti speciali pericolosi il 37,1% del totale è prodotto nel settore manifatturiero. Il 33,7% è attribuibile alle attività di trattamento rifiuti e a seguire il settore dei servizi, del commercio e dei trasporti (19,8%) con quasi 2 milioni di tonnellate, di cui 1,4 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso. La maggior parte dei rifiuti pericolosi prodotti dal settore manifatturiero deriva dal comparto metallurgico, da quello della fabbricazione di prodotti chimici e farmaceutici, della fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e della fabbricazione di prodotti in metalli.