Trasporto su strada, sanzione per pedaggio non conforme a diritto Ue

Trasporti (Giurisprudenza)

Parole chiave: Trasporti | Automobili / Veicoli | Aria | Infrastrutture/Reti | Tasse / Tariffe / Contributi

Altri documenti con le stesse parole chiave

• Sentenza Corte di Giustizia Ue 4 ottobre 2018, causa C-384/17 (09/10/2018)
• Proposta di direttiva che modifica la direttiva 1999/62/Ce relativa alla tassazione degli autoveicoli pesanti per l'uso di alcune infrastrutture (29/10/2018)
• Trasporto su strada, si avvicinano pedaggi commisurati a CO2 (29/10/2018)
• Dlgs 25 gennaio 2010, n. 7 (04/11/2015)
• Trasporto su strada, Ue vaglia pedaggi commisurati a CO2 (19/06/2017)
• Direttiva Parlamento europeo e Consiglio Ue 1999/62/Ce (17/03/2016)
• Dlgs 4 marzo 2014, n. 43 (25/03/2014)
• Veicoli pesanti, in vigore Dlgs su ecopedaggi (25/03/2014)

Se il diritto nazionale prescrive una sanzione per mancato pagamento del pedaggio autostradale sproporzionata in difformità col disposto della direttiva 1999/62/Ce, la norma nazionale va disapplicata.

La direttiva del 1999 prevede tra l'altro la possibilità per gli Stati di applicare pedaggi modulati anche in funzione di tutela ambientale. La Corte di Giustizia Ue (sentenza 4 ottobre 2018, causa C-384/17) è stata chiamata a rispondere alla questione pregiudiziale posta da un Giudice ungherese in merito alla vicenda di una società di trasporti che si era vista applicare una sanzione amministrativa per il mancato pagamento del pedaggio autostradale da parte del conducente un suo veicolo adibito al trasporto merci. La legge ungherese prevede delle precise sanzioni per chi non paga il pedaggio autostradale modulate in funzione della classe del veicolo, che sono piuttosto pesanti e non tengono conto del principio di proporzionalità sancito dall'articolo 9-bis della direttiva 1999/62/Ce (come modificato dalla direttiva 2006/38/Ce recepita dal Dlgs 7/2010).

La Corte Ue ha dapprima sottolineato che il requisito di proporzionalità delle sanzioni previsto dalla direttiva europea del 1999 non ha un effetto diretto sullo Stato membro, occorre recepirlo in un atto nazionale. Dall'altro lato però per la Corte di Giustizia Ue il Giudice nazionale deve garantire il rispetto di tale disposizione della direttiva interpretando il diritto interno in modo conforme a quello Ue oppure quando come nel caso di specie non è possibile (interpretandolo si andrebbe contro la legge ungherese) disapplicando la norma nazionale se conduce a un risultato contrario al diritto dell'Unione.