Rifiuti radioattivi da attività sanitarie, necessario deposito nazionale
Rifiuti (Documentazione Complementare)
La Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha ribadito la necessità di accelerare i tempi per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
La raccomandazione, contenuta nella "Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività sanitarie" pubblicata il 14 febbraio 2018, prende spunto dalla circostanza che la continua e costante produzione di tali rifiuti porterà ad un "ulteriore aggravamento della già difficile capacità di gestione" del deposito temporaneo Nucleco in Casaccia (Roma), dove vengono conferiti i rifiuti contenenti radionuclidi con tempo di dimezzamento "lungo".
Secondo i dati contenuti nella relazione, nel 2015 le attività sanitarie hanno prodotto circa 2700 m3 di rifiuti radioattivi che, nell'82% dei casi, vengono detenuti presso le singole strutture fino al raggiungimento, per decadimento, delle condizioni di smaltimento in esenzione (ex Dlgs 230/1995) tramite incenerimento.
Criticità vengono poi evidenziate anche con riferimento agli enti che autorizzano le attività sanitarie con impiego di sostanze non sigillate di categoria B, per i quali si raccomanda l'individuazione di criteri uniformi a livello nazionale, e ai flussi transfrontalieri di rifiuti radioattivi dall'Italia all'estero e viceversa, che necessitano di approfondimenti.
Relazioni sull'inquinamento da PFAS in alcune aree del Veneto, sulla gestione dei rifiuti radioattivi prodotti nelle attività sanitarie, sull'applicazione e riscossione della Tari, su aspetti critici e fenomeni illeciti nel traffico transfrontaliero di rifiuti
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