News - Editoriali

Roma, 27 febbraio 2015

Sistri, l’annuncio di restituzione dei contributi è solo una figura estetica

Rifiuti

(Paola Ficco)

Presentiamo l'editoriale di Paola Ficco pubblicato sul numero di marzo della Rivista Rifiuti — Bollettino di informazione normativa

 

Accedi al sommario del numero di Marzo 2015

 

 

Restituzione: un sostantivo che, riferito ai contributi Sistri del triennio 2010-2012, ha riacceso speranze (illusioni?) di giustizia e riorganizzazione del Sistema. Il termine sembra rendere concreta la promessa di un mantra recitato senza posa per anni da tutti coloro che hanno pagato i contributi, ma non hanno avuto il servizio a causa delle note disfunzioni del sistema. L’annuncio è stato dato lo scorso 5 febbraio alla Camera, dal Sottosegretario al Ministero dell’ambiente (Silvia Velo), rispondendo ad un’articolata interrogazione parlamentare presentata da alcuni deputati del Movimento Cinque Stelle su una serie di questioni relative al Sistri. Tra le risposte fornite, spicca quella relativa alla restituzione dei contributi; infatti, “sono allo studio le modalità operative per poter definire un piano di interventi finalizzati alla restituzione o alla compensazione, laddove ne ricorrano i presupposti”. Si tratta, evidentemente, di un annuncio privo di ogni reale possibilità di essere tradotto in dati fattuali.

Infatti, se i citati “presupposti” non ci saranno, non ci sarà neanche la restituzione. Con questo non si vuole a tutti i costi sparlare del Sistri perché, effettivamente, ci pensa da solo! È talmente imperfetto da essere, ormai, quasi noioso. Infatti, a tacere del nulla che è stato detto sui modi e i tempi della restituzione, è fin troppo facile chiedersi quali sono questi presupposti e rispondersi che si tratta dei fondi necessari. È fin troppo facile anche ricordare che l’articolo 11, comma 9-bis, Dl 101/2013 (legge 125/2013), dopo aver individuato “il termine finale di efficacia del contratto” Sistri al 31 dicembre 2015, prevede che alla società concessionaria (Selex Se.Ma Spa) “è garantito l’indennizzo dei costi di produzione consuntivati sino al 31 dicembre 2015, … nei limiti dei contributi versati dagli operatori alla predetta data”.

È proprio questa garanzia di indennizzo che trasforma la speranza dell’annunciata restituzione in un’illusione.

La garanzia dell’indennizzo al gestore, dunque, non solo stende un’ipoteca totale sul rimborso ma spiega anche perché le sanzioni sull’omesso versamento e sulla mancata iscrizione sono applicabili dal 1º aprile 2015 (termine indicato dalla conversione in legge del Dl “Milleproroghe”, modificando la precedente data del 1º febbraio) anziché dal 1º gennaio 2016, come tutte le altre penalità previste per il Sistri. Una doppia partenza dove l’esigenza di “fare cassa” appare più di una maldicenza. È vero che è prevista “la valutazione di congruità dell’Agenzia per l’Italia digitale”, però è anche vero che se, come le altre, le sanzioni sull’omissione di iscrizione e versamento dei contributi fossero scattate dal 1º gennaio 2016 le disponibilità per l’indennizzo sarebbero state più limitate.

Un altro capitolo nell’immenso Truman show sulla tracciabilità dei rifiuti che concentra su di sé l’attenzione di tutto e di tutti, così il resto rimane in ombra. Infatti, tutti si interrogano sul Sistri (tanto che ormai sembra diventato una delle molte pruderies nazionali) ma nessuno pretende risposta al perché l’agghiacciante denuncia del 1997 sulla terra dei fuochi del pentito di camorra Schiavone sia stata coperta da segreto di Stato. Mormorii e basta. Forse perché la spaesata popolazione del terzo millennio ha perso il felice mix di competenza, capacità realizzativa e spirito critico. Quello che consente non solo di gestire gli infiniti strumenti di comunicazione ma soprattutto di predisporre il contenuto di quanto si va a comunicare.

Così il pensiero critico viene confuso con la polemica sterile, che ha come madre l’interazione infinita tra illusione e realtà, e come padre il rifiuto delle regole. L’abitudine al soliloquio, mediaticamente amplificato, smarrisce l’esercizio del dialogo e quindi della comprensione dei bisogni, propri e altrui. Dove il dialogo deve essere portatore di persuasione e non serbatoio di figure estetiche. Dove il dualismo morale si aggancia ad una confusione ossessiva: accordo sui valori generali purché li debbano rispettare solo gli altri.

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