Violazione Aia, reato senza soluzione di continuità (fino a riforma 2014)

Ippc/Aia

Parole chiave: Ippc/Aia | Sanzioni | Autorizzazioni | Impianti | Scarichi

Altri documenti con le stesse parole chiave

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• Sentenza Corte di Cassazione 30 settembre 2014, n. 40393 (21/10/2014)
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La disciplina ex Dlgs 128/2010 che sanzionava la violazione delle prescrizioni stabilite dall’autorizzazione integrata ambientale (Aia) non prevedeva alcuna eccezione per le autorizzazioni rilasciate durante il regime previgente.

Con queste motivazioni la Cassazione (sentenza 40393/2014) ha respinto il ricorso contro un’ammenda (6mila euro) inflitta per mancato monitoraggio degli scarichi in violazione dell’Aia, ribadendo, in scia alla recente sentenza 9614/2014, la continuità normativa tra l’articolo 16, comma 2, del previgente Dlgs 59/2005 e l’articolo 29-quattuordecies, comma 2, del Dlgs 152/2006, cd. “Codice ambientale”, come introdotto dal Dlgs 29 giugno 2010, n. 128. Ricordiamo che l'articolo in questione è poi stato recentemente sostituito dal Dlgs 46/2014, con novità per la disciplina sanzionatoria (a tal proposito si veda la sentenza 40532/2014).

Le due disposizioni del pregresso regime, che sanzionavano entrambe “colui che pur essendo in possesso dell'autorizzazione integrata ambientale non ne osserva le prescrizioni o quelle imposte dall' autorità competente”, hanno infatti “identica formulazione letterale”.

Attesa tale pregressa continuità normativa, precisa la Suprema Corte, per le violazioni “a cavallo” tra i due regimi non può comunque ricorrere alcun problema di corretta contestazione, e “men che meno può parlarsi di situazione intertemporale che sarebbe rimasta priva di sanzione”.