Consiglio di Stato, acque emunte da bonifica sono rifiuti
Danno ambientale e bonifiche
Alla luce di una interpretazione sistematica del quadro normativo, le acque reflue emunte nelle operazioni di bonifica devono essere considerate rifiuti (restando affidato al solo regime degli scarichi lo sversamento derivante dagli ordinari cicli produttivi).
Con la sentenza 5857 depositata il 6 dicembre 2013, la sesta Sezione del Consiglio di Stato si discosta dalle conclusioni alle quali era pervenuta in occasione della sentenza 52256/2009, per smentire “l'aprioristica omologazione, dedotta dalla società appellante, dei reflui derivanti da operazioni di bonifica alle acque reflue industriali”.
Le motivazioni chiave sono il posizionamento dell’articolo 243 (Acque di falda) all’interno della Parte IV del “Codice ambientale”, quella sulla gestione dei rifiuti (si sottolinea che la sentenza del CdS applica l’articolo 243 vigente al tempo dei fatti, prima che fosse novellato ad opera del Dl 69/2013, cd. “Fare”) e l’individuazione dei “rifiuti liquidi acquosi…da risanamento delle acque di falda” tra i codici Cer elencati nella stessa Parte IV (19.13.07 e 08).
Ai sensi dell’articolo 74 del Dlgs 152/2006, ricorda poi il CdS, non si può parlare di “scarico” quando le acque emunte vengono convogliate provvisoriamente in appositi contenitori, per essere poi trasportate all’impianto di depurazione.
Bonifica di siti contaminati - Acque emunte - Articolo 243, Dlgs 152/2006 - Inquadramento - Elenco Cer - Interpretazione complessiva - Natura di rifiuti - Sussiste - Definizione di scarico - Articolo 74, Dlgs 152/2006 - Continuità - Richiesto
Norme in materia ambientale - Stralcio - Parte IV - Gestione dei rifiuti, imballaggi e bonifica dei siti inquinati
Norme in materia ambientale - Stralcio - Parte III - Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche
© Copyright riservato - riproduzione vietata - ReteAmbiente Srl, Milano - La pirateria editoriale è reato ai sensi della legge 633/1941