News - Editoriali

Roma, 1 aprile 2010

Rifiuti: l'azione scoordinata che facilita la deflagrazione delle gerarchie del pensiero

Rifiuti

(Paola Ficco)

Queneau era il cognome e Raymond era il nome.

Con "I fiori blu" riuscì a costruire una storia in apparenza inverosimile, ricca di cortocircuiti logici e narrativi, dove il protagonista (Cidrolin/Duca d'Auge) si muove nel tempo a salti. Un personaggio uno e bino, dove l'uno rappresenta l'elogio della quotidianità; l'altro, l'avventura spregiudicata e un po' guascona. Dove il primo è l'altra faccia della medaglia del secondo. La macchina del tempo è il sogno e i due personaggi sognano l’uno dell'altro, in un continuo scambio tra i due. E così il tempo si intreccia e si perde. Un libro straordinario in equilibrio fra sogno ed esigenza di adesione alla realtà empirica. Una mistica combinatoria ricchissima di simboli e suggestioni, sempre sul punto del collasso, ma che miracolosamente regge sotto i colpi dell'assurdo e che chiede ad ogni passo di essere decifrata, scomposta e ricomposta a piacimento dal lettore.

In "Esercizi di stile", ancora Queneau racconta la stessa trama (banale) in novantanove modi diversi. Un libro essenziale per chi pensa che con le parole si possa giocare. Forme espressive disorientanti, dove l'Autore gioca in libertà fra codici e linguaggi e il Lettore interpreta oggetti decontestualizzati, rumori assordanti, scritte enigmatiche in un panorama devastato dalla deflagrazione delle gerarchie dei significati delle parole.

Mi si perdoni la digressione letteraria, ma l'architettura indeterminata dei due capolavori è quanto di più simile a quello che la produzione e la gestione dei rifiuti stanno vivendo in questo istante; peccato che a risolverla non ci sia il genio di Queneau, ma solo le persone di sempre che, forse, hanno creato più problemi che consensi.

Mentre scrivo non so ancora se il Mud da presentarsi entro il 30 aprile dovrà essere fatto usando il modello del 2002 o quello del 2008. L'Italia dei rifiuti impazzisce dietro ad un Sistri ricco di interrogativi, nonostante l'idea della tracciabilità elettronica dei rifiuti sia straordinaria. Taccio delle fughe "all'indietro" di alcune Arpa che analizzano gli idrocarburi a parer loro, senza coordinamento, sintassi di sistema, logica condivisa. Taccio anche dei Dm sull'assimilazione e sulle tariffe e di chi ancora non riesce a capire che il divieto europeo per l'ingresso nelle discariche per pericolosi riguarda i rifiuti pericolosi in violazione dei criteri di cui all'articolo 8, Dm 3 agosto 2005 e non i rifiuti non pericolosi.

I rifiuti ormai offrono una percentuale minima di comprensibilità e di strutturazione. Un'opera surrealista che, sia pure in regime di libertà vigilata, vive di vita propria scevra da qualsiasi regola di creazione o di fruizione. Queneau ha trovato la sua dimensione contaminando la sua poetica onirica e frammentaria con una sperimentazione linguistica quasi scientifica.

 

 

Nel mondo dei rifiuti, invece, sembra ci sia solo un onnipotente "facitore" che dietro alla forma compiuta dell'azione coordinata nasconde frammentarietà e dispersione.

 

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